Il nostro pellegrinaggio comincia dall’estremo nord della Terra del Santo.
Gli obiettivi principali di questa prima uscita sono: Tel Dan – Banias – Castello di Nimrod.
Anche oggi, come facciamo normalmente quando visitiamo queste località, iniziamo il nostro percorso da Metulla, il kibbuz ai confini del Libano dove esisteva il cech point che permetteva il transito tra Israele e il paese dei cedri. Arriviamo fin quassù perché da un’altura ben attrezzata possiamo contemplare uno spicchio di Libano, il paese che da sempre ho particolarmente amato e sognato di conoscere.
Dall’osservatorio si possono ammirare la parte occidentale del massiccio dell’Hermon (mt. 2814), che è anche la più bella, soprattutto quando è innevata, una amena vallata e vari villaggi, tutto in territorio libanese.
Da Metulla ridiscendiamo verso Qiriat Shemona, la città oggi più a Nord d’Israele, che ha preso il posto di ciò che furono anticamente Dan prima e poi Cesarea di Filippo.
A Qiriat Shemona prendiamo a sinistra in direzione dell’altopiano del Golan, famoso per la guerra israelo – siriana e per il contenzioso sempre aperto tra i due paesi. Lungo il percorso passiamo vicino a un campo militare dove giacciono in parcheggio numerosi carri armati, superiamo il fiume Senir, che scende dal Libano e fra qualche chilometro andrà ed ingrossare il fiume Giordano, e arriviamo davanti al bivio per Tel Dan, uno dei famosi parchi naturali e archeologici di Israele.
Tel Dan
Raramente i pellegrini, data la ristrettezza dei tempi, mettono Tel Dan nel loro circuito, ma vi assicuro che chi c’è stato una volta non può passarci davanti senza fermarsi ancora a visitare questo stupendo sito archeologico.
La parola stupendo riferita soltanto ai resti archeologici potrebbe suonare esagerata. Se però ad essi si unisce la cornice ambientale, tale parola finisce per non rendere a sufficienza l’idea.
Dalla collina (tel) infatti, dove sono tornati alla luce i resti dell’antica città di Dan e il suo famoso tempio, sgorga la seconda sorgente del Giordano, dando origine a una serie di polle, canali e laghetti sparsi nel bosco superbo che occupa il Tel.
Ora però è il momento di entrare nel parco e di provare a descrivere quanto abbiamo ammirato. Le fotografie scattate da Marco sono ancora più eloquenti.
Lasciati alle spalle il parcheggio e le strutture di accoglienza imbocchiamo il sentiero panoramico e fatti pochi passi ci troviamo su un ponte di legno sospeso sul fiume Dan, che scende rumoroso e spumeggiante. L’impatto mette subito allegria: è da maggio che sospiriamo un po’ di pioggia e trovarci davanti a tanta grazia non lascia certo indifferenti!
Il sole, nonostante l’inverno dovrebbe avvicinarsi, picchia forte ma arrivano presto le ombre amiche di un meraviglioso bosco: querce, conifere, mirti, alloro, pioppi, ontani, carrube, edera, platani, … e tanta, tanta acqua.
Lasciamo il tracciato principale, una passerella in legno che si snoda per un lungo tratto, e giriamo a sinistra dove il bosco si fa più fitto e il sentiero diventa una specie di rudimentale pavé di grossi ciottoli neri che affiorano tra l’acqua limpida che scorre da piccole sorgenti che sgorgano a pochi metri da noi tra le pietre e le radici di alberi secolari. Andare avanti diventa un gioco da equilibristi per non cadere a bagno o per non sbattere la fronte contro tronchi che fanno arco al percorso. Un angolo di paradiso!
Ecco quindi un’apertura nel folto di una selva: un piccolo anfiteatro in pietra. Oggi è occupato da un gruppo di ebrei americani che ascoltano la guida che dà le spalle a un laghetto azzurrissimo. Attenti a non disturbare li superiamo e poi ci fermiamo a prendere fiato e a contemplare tanta bellezza.
Ora il sentiero, ormai in terra battuta, si inerpica nel cuore della selva e ci porta sulla cima del tel, davanti all’area sacra e ai resti dell’altare dei sacrifici.
I pannelli approntati dall’Israel Nature and Parcks Autority facilitano la “lettura” del sito riportato alla luce negli anni 1966-67. Qui sorgeva uno dei due luoghi di culto voluti da Geroboamo quando dette vita al regno secessionista delle dieci tribù del nord, sotto il nome di Regno di Israele in opposizione al Regno di Giuda (1Re 12-28). L’altro tempio era a Betel, nella frontiera sud. La ragione che spinse Geroboamo a scegliere questi due luoghi per il culto di Israele, e impedire così ai suoi sudditi la salita al Tempio di Gerusalemme, fu l’esistenza di un precedente culto a Yaveh a Betel, ma anche a Dan (Gdc 18, 27-31). Egli vi pose un Vitello d’oro come avevano fatto gli ebrei nel deserto (Es 32). Il profeta Amos si opporrà a questo culto sia parlando di Betel (Am 7, 10ss) sia parlando di Dan (Am 8, 14). Dan sarà distrutta nel 733 da Tiglet-Pileser III (2Re 15, 29) e l’importanza del suo ruolo passerà a Paneas (Cesarea di Filippo).
Dall’area sacra raggiungiamo alcuni resti della città dove si notano soprattutto la porta monumentale d’ingresso (sec. XIX-XVIII) e la base di un trono regale oppure per amministrare la giustizia e un tratto delle mura ciclopiche che difendevano la città.
L’escursione è terminata. Piuttosto però che prendere la strada asfaltata, che passa accanto a questa zona del sito archeologico, ci immergiamo nuovamente nel folto del bosco che riserva ancora angoli incantevoli. Torniamo così alla nostra auto e proseguiamo per Banias.
fratel Alvaro