Giornata davvero significativa quella trascorsa all’abbazia di Sassovivo e dintorni. Un gruppo di statunitensi di origine libanese si sono messi sulla rotta del santo iniziatore della Chiesa maronita. Cosa unisce infatti questo stato americano, il Libano,  Sassovivo e Volperino? Il “pellegrinaggio” che in molti secoli ha compiuto la reliquia del capo di san Marone e la fede di un gruppo di persone che si sono messe in viaggio verso una nuova scoperta delle proprie radici.


Fatta pervenire dal Libano ai tempi della prima guerra crociata come segno di gratitudine per l’aiuto ricevuto dalla nostra abbazia, è stata custodita per alcuni secoli dai monaci di Sassovivo. Per far fronte alla massiccia presenza di pellegrini che risultava non adeguata ad una vita monastica, è stata trasferita e custodita per diversi secoli nella chiesa di Volperino, un piccolo paese poco distante dal luogo dove sorge l’antico monastero. Nel 2000 è stata poi riconsegnata dal Vescovo di Foligno alla terra ed alla chiesa libanese.

Così i nostri amici si sono messi in viaggio ed hanno raggiunto Sassovivo per la visita del luogo e la celebrazione dell’Eucaristia assieme alla comunità. La liturgia è stata presieduta da abuna Charbel in un intreccio molto suggestivo di lingue quali l’inglese, l’arabo e l’aramaico, all’interno dell’intensa preghiera del rito maronita.

I partecipanti sono rimasti molto affascinati dalla pur breve ma toccante visita alla chiesa, al chiostro, ma ancor più dalla cripta di san Marone dove noi piccoli fratelli ci ritroviamo quotidianamente per la preghiera. Non immaginavano di essere così spiritualmente uniti a noi ed alla nostra cappella che è stata consacrata dopo il terremoto proprio dal patriarca Maronita il Cardinal Nasrallah Pierre SFEIR (9 giugno 2001, centenario dell’ordinazione presbiterale di fr. Charles de Foucauld).

Nel pomeriggio la giornata calda e soleggiata ha consentito una visita prolungata ed approfondita al paese di Volperino, ed in particolare alla chiesa che per secoli ha custodito la venerata reliquia. Guidati da Elena, abitante del paese e appassionata della storia del nostro santo, ci siamo addentrati ancor più nel “pellegrinaggio” della reliquia e nella devozione delle persone che inanzi ad essa hanno pregato.

Particolarmente significativi gli affreschi del XV secolo che ancora ricordano la presenza di san Marone. Dopo la visita i volperinesi hanno offerto un graditissimo rinfresco nella sala che negli anni del terremoto è stato il luogo di culto della piccola comunità parrocchiale. Un grazie particolare al parroco don Gian Luca che si è reso disponibile ad accogliere e accompagnare il gruppo nella visita alla sua chiesa.

Speriamo che queste occasioni di incontro e scambio con questa tradizione ecclesiale possano moltiplicarsi nel futuro, magari con visite prolungate all’ombra della nostra abbazia e sotto lo sguardo di san Marone.

fratel Marco