Anche quest’anno è arrivato il fatidico giorno del mercoledì delle ceneri, con il quale diamo inizio ad un percorso lungo circa quaranta giorni che chiamiamo quaresima.

Vale la pena, anche in queste pagine, soffermarsi un momento sul periodo che si apre davanti a noi. Un tempo  che tradizionalmente definiamo come tempo di conversione e di rinuncia, di penitenza e di digiuno. Parole impegnative che corrono il rischio di spaventarci, perché ci dicono troppo, o di lasciarci come ci trovano, perché ci dicono troppo poco.

Mi sembra particolarmente significativo il rito che, per noi latini, apre il cammino quaresimale: la liturgia delle ceneri. Sul nostro capo è imposta la cenere, un segno così effimero, un po’ di polvere, eppure così simbolico. La cenere che richiama il nulla in cui finiscono le cose di questo mondo, il fuoco che brucia e consuma, ma anche che purifica e sacrifica (=rende sacri). Le parole che accompagnano il gesto possono essere due: «convertiti e credi al Vangelo», oppure «ricordati che sei polvere e polvere ritornerai». In entrambi i casi l’annuncio e il richiamo fondamentale mi sembra quello a tornare alle origini: del Vangelo ricevuto e della nostra verità di creature, ciò che siamo. Un ritorno all’essenziale, alla nuda verità della nostra fragilità per metterla davanti al Signore e chiedere che diventi un autentico cammino spirituale di conversione e di crescita.

Dentro questo percorso stanno allora tutti i passi necessari per ritrovare questo essenziale; di qui dunque la possibilità di rinunciare o di digiunare, di pregare e di fare penitenza. Altrimenti tutto assume il sapore di una sfida con sé stessi, dietro la quale si nasconde un orgoglio che non concede spazio a una crescita possibile.

Condividiamo queste semplici riflessioni come fratelli, senza nessuna pretesa, ma solo per augurare a tutti una buona quaresima!

fratel Marco