Secondo giorno all’assemblea. Antonella, della discepole del Vangelo ci racconta…

Nel corso dell’assemblea internazionale della Famiglia Charles de Foucauld, che si sta svolgendo a Sassovivo e che raccoglie da tutto il mondo venti gruppi di laici, preti, religiosi e religiose, Pierre Sourisseau, già archivista della Chiesa francese e attivo archivista degli scritti di Charles de Foucauld ci ha bene introdotto, ieri mattina, al tema che è stato scelto per l’assemblea: “Evangelizzare secondo lo stile e lo spirito di Charles de Foucauld”.

Attraverso la sua ampia conoscenza degli scritti foucauldiani, Pierre ha offerto il vocabolario che frère Charles frequentava trattando dell’evangelizzazione. Egli utilizzava spesso una specifica terminologia, nelle regole che ha scritto per le famiglie che voleva far nascere all’interno della Chiesa, nelle lettere che scriveva ai suoi corrispondenti, nelle meditazioni redatte davanti a Gesù eucaristia e alla Parola di Dio: salvare gli uomini, convertire, dissodare il terreno per portare il vangelo ad ogni uomo e donna.

Tutto questo richiede, secondo frère Charles, una conversione personale continua. Essa è possibile attraverso la lettura e rilettura del vangelo, per lasciarsi impregnare dalla Parola di Dio e nella consegna docile ad un testimone della fede, un padre spirituale, in modo da riuscire, poco a poco, a pensare come Gesù avrebbe pensato, dire ciò che lui avrebbe detto, vedere ciò che lui avrebbe visto.

Frère Charles riteneva che la “buona notizia” fosse fatta conoscere anzitutto ai vicini, i propri familiari e agli amici, per poter di conseguenza essere fatta conoscere ai lontani, a quelli che ancora non conoscono Gesù.

Egli aveva a cuore per questa missione, in particolare, i fratelli dell’islam, vicini e lontani. Per tal motivo si insedierà nel Sahara. Ma la sua missione non fu il proselitismo o un’evangelizzazione ostentata e imposta a tutti i costi, quanto invece l’evangelizzazione attraverso gesti di bontà, rapporti semplici, quotidiani, prossimi, di carità.

Egli definì il suo apostolato, l’apostolato della bontà, vissuto attraverso le virtù evangeliche, l’ascolto, la fraternità, l’accoglienza di tutti e di ciascuno. Per questa sua sensibilità verso ciascun uomo e donna che incontrava, nel Sahara o altrove, fu chiamato, come egli voleva essere chiamato, il “fratello universale”.

Charles de Foucauld lascia a noi, oggi, l’augurio che rivolse a se stesso: essere tra di noi, con i vicini e i lontani, dei fratelli universali, attenti a chi ci è accanto, in ascolto delle reali necessità dei più poveri, per diffondere lo spirito di comunione, di pace e di fraternità che Gesù di Nazaret, morto e risorto per ciascuno di noi, è venuto a portarci.

Antonella

“Discepole del Vangelo”