Domenica scorsa con fratel Jonathan siamo andati a fare una passeggiata in un eremo non lontano dalla nostra abbazia di Sassovivo. Ci dicevano le sorelle che lo abitano che è sorto attorno ad una grotta dove san Francesco deve aver sostato; e l’indizio più grande è dato dal fatto che il conventino è stato edificato in un luogo dove non ci sono sorgenti d’acqua: una ostinazione simile a costruire in un luogo privo d’acqua richiede una motivazione particolare come è il custodire una memoria del poverello d’Assisi. Non avevo mai pensato a una cosa simile! I frati hanno dovuto in effetti inventarsi varie cisterne per raccogliere ogni goccia d’acqua piovana dei tetti e poter così sopravvivere.
Immediato il paragone con l’abbazia di Sassovivo dove alcuni giorni fa il Tg3 regionale dell’Umbria ci ha intervistati per parlare dello stesso problema: la mancanza d’acqua. In questo caso i monaci hanno edificato l’Abbazia non lontano da una sorgente e hanno realizzato una conduttura in terracotta per far arrivare l’acqua ad una cisterna, e poi dopo alcuni secoli hanno edificato una seconda cisterna sotto al chiostro per raccogliere l’acqua piovana dei tetti. Il problema acqua è evidentemente primario per poter far vivere una comunità in un luogo.
Oggi l’Abbazia sopravvive con lo stesso sistema di approvvigionamento dell’antichità. L’acqua piovana del chiostro viene usata per l’irrigazione, mentre quella della cisterna alimentata dalla sorgente serve per i bagni e la cucina. L’acqua della cisterna non è consigliabile da bere. E a tutto questo (ironia della sorte!) si aggiunge che poco distante da noi c’è uno stabilimento che imbottiglia acqua minerale convogliando l’acqua della sorgente i cui residui arrivano in Abbazia.
Insomma in Abbazia non c’è acqua potabile e soprattutto non c’è acqua sufficiente per il fabbisogno di tante persone: se dobbiamo ospitare un gruppo numeroso di persone o semplicemente accogliere i visitatori che vengono, abbiamo sempre la preoccupazione del livello dell’acqua della famosa cisterna (che più volte rimane a secco e deve essere rabboccata dall’esterno).
Del resto sono sempre molti coloro che vengono a visitare Sassovivo; la scorsa estate abbiamo contato più di tremila passaggi. Accogliere chi viene è bello e doveroso e noi lo facciamo di vero cuore, ma ci sentiamo un po’ lasciati soli nella custodia di questo luogo così bello e prezioso, stimato come patrimonio artistico dalle belle arti e anche insignito dall’UNESCO come monumento di pace. Avere l’acqua potabile renderebbe l’accoglienza più facile e ci solleverebbe da tante preoccupazioni.
Speriamo che il nostro ennesimo campanello d’allarme venga raccolto da chi di dovere!
fratel Gabriele