Il monte Tabor si innalza nella pianura di Izreel. Benché alto solo 580 metri, per le sue caratteristiche, ha sempre attirato l’attenzione. L’autore del Salmo 89 ha addirittura esagerato, accostandolo all’Hermon: «Tuoi [Signore] sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene, il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l’Hermon cantano il tuo nome» (Sal 89,12-13).

Alcune notizie

Nella Bibbia il primo accenno a questo monte si trova in Giosuè, quando vengono descritti i confini della tribù di Zabulon: «Il confine del loro territorio […] da Sarid girava a oriente, dove sorge il sole, fino al confine di Chislot-Tabor, poi continuava fino a Daberàt e saliva a Iafia» (Gs 19,10-12).

Fu con il libro dei Giudici però che il Tabor acquistò fama tra gli ebrei. Infatti la profetessa Debora, giudice in Israele, e Barak qui iniziano a sgominare, con i loro diecimila uomini, il più forte esercito del re di Azor, che opprimeva gli israeliti ormai da vent’anni. Questa vittoria fu determinante per la conquista definitiva della grande e ricca pianura di Izreel (“Dio semina”) e di tutto il nord (Gdc 3 e 4).

La Bibbia parla ancora del Tabor in Osea, quando il profeta si scaglia contro il re di Israele, i sacerdoti e il popolo che avevano aperto le porte al culto idolatrico: «Voi foste un laccio a Mispa, una rete tesa sul Tabor. […] Ti sei prostituito Efraim, si è reso impuro Israele. Le loro azioni non permettono di fare ritorno al loro Dio, perché uno spirito di prostituzione è in mezzo a loro e non conoscono il Signore» (Os 5,1-4).

Geremia invece cita il Tabor in uno dei suoi «oracoli contro le nazioni» per descrivere in modo plastico la superiorità del re di Assiria nei confronti del faraone, re di Egitto: «Parola che il Signore comunicò al profeta Geremia quando Nabucodonosor, re di Babilonia, giunse per colpire la terra d’Egitto: […] Per la mia vita – oracolo del re il cui nome è Signore degli eserciti – verrà uno simile al Tabor fra le montagne, come il Carmelo presso il mare. Preparati il bagaglio per l’esilio, o figlia che abiti l’Egitto, perché Menfi sarà ridotta a un deserto» (Ger 46,13.16-17).

La trasfigurazione

Oggi il nome di questo monte è conosciutissimo in tutto il mondo grazie ai Vangeli Sinottici. Riportiamo il testo di Marco:

«Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola Pietro disse Gesù: “Rabbi, è bello per noi essere qui: facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” E improvvisamente, guardando attorno non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro» (Mc 9,2-8).

Né Marco, né Matteo e Luca rivelano il nome del monte. È naturale però la curiosità di sapere dove sia avvenuto un fatto così eccezionale. Lungo la storia si sono fatte tre ipotesi per localizzare la trasfigurazione: l’Hermon, Netofa, e il Tabor. Vediamo perché:

Hermon: Marco e Matteo parlano di «alto monte» e ci tengono a dire che Gesù si trasfigurò pochi giorni dopo (sei) la professione di Pietro e la promessa da parte di Gesù di fare di lui il fondamento della sua Chiesa. Questo avvenne nei dintorni di Cesarea di Filippo, che era ai piedi dell’Hermon.

Netofa: è poco lontano dal lago e costeggiato da una strada sicuramente molto battuta da Gesù.

Tabor: anche esso viene considerato un «alto monte» e i «sei giorni» possono stare ad indicare uno stacco dal quadro precedente. Inoltre il miracolo di Naim conferma che anche quella intorno al Tabor era una zona normalmente battuta da Gesù. La trasfigurazione poi avvenne durante l’ultima salita a Gerusalemme e il Tabor era vicino all’itinerario che poi saliva per la Samaria. Infine le fonti antiche e l’archeologia sono a favore di questa ipotesi. Infatti lo sono sia Origene nel suo commento al Salmo 89,13, sia Eusebio di Cesarea, sia Cirillo di Gerusalemme che in una sua catechesi dice: «Questi [Mosè ed Elia] erano presenti accanto a lui quando fu trasfigurato sulla montagna del Tabor» (D. Baldi, Enchiridion Locorum Sanctorum, 480, 491, 493).

D’altra parte l’Anonimo di Piacenza scrive nel 570 di aver visto sul Tabor tre cappelle a ricordo delle tre capanne di cui parlava Pietro.

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