L’autunno è appena iniziato accompagnato da un notevole calo di temperatura e inaugurando così anche un periodo un po’ diverso per le nostre fraternità. Concludendo la stagione estiva vorremmo ricordare con grande affetto, amicizia e gratitudine quanti in questi mesi sono passati a Sassovivo.
Dedicarsi all’accoglienza in qualche modo vuol dire impegnarsi e darsi da fare “gratuitamente”, senza tornaconti, per il semplice fatto che spesso si ha a che fare con persone (singole e gruppi) che vengono una volta sola; tuttavia non sono pochi quelli che rimangono legati a noi e prima o poi ritornano. Pur essendo il servizio di accoglienza un’attività apparentemente solo di carattere lavorativo, non lo è dal nostro punto di vista dal momento che non ci mancano i motivi per ritenerla veramente una sacra ospitalità.
Ogni stagione estiva è quindi ricca di incontri, scambi di idee ed esperienze e soprattutto per pregare e vivere insieme, in fraternità. Arrivano persone molto diverse e interessanti, prima o poi si fa vedere qualche personaggio un po’ stravagante, ad esempio un giovane che è arrivato camminando ma senza il classico zaino del pellegrino perché si portava dietro un asino, sì, proprio un asinello (come quello di Giuseppe e Maria!), ha chiesto solo il favore di poter riposarsi e di attaccare la spina del suo portatile… Insomma, cose nuove e cose antiche. Oppure quei venti amici tedeschi, protestanti, che seguendo il loro itinerario dovevano pernottare da noi. Purtroppo non è mancato il classico “intenditore” di funghi che non è riuscito a fuggire alla tentazione di cogliere qualche esemplare per i boschi e di preparare la cena per i suoi compagni. Forse erano anche buoni, fatto sta che è stata una notte molto “movimentata”, poverini, per fortuna non è successo niente di grave e il pastore che li guidava ha dovuto solo rimandare la partenza di qualche ora.
Ma il “personaggio dell’anno” è sicuramente un sacerdote anziano, don Anteo. Ci sarebbe da scrivere un libretto per raccontare quanto è accaduto nelle tre settimane che è stato nostro ospite graditissimo. È capitato da noi come si direbbe da un punto di vista profano “per caso”, ma la sua presenza ha lasciato in ciascuno di noi un qualche cosa che è difficile da descrivere. Si tratta di uno di quei “preti di campagna doc” che trascorrono la loro vita nell’intimità (per non dire solitudine che suona male) della loro canonica in compagnia di poche galline, ma soprattutto in compagnia del Signore. Proprio un signor curato, se non d’Ars poco ci manca. Scoprire la dimensione della fraternità, ossia il vivere insieme per crescere nel cammino di conversione e nella sequela del Beneamato Fratello e Signore Gesù, non è facile a una certa età! I primi tre giorni sono stati i più difficili per il nostro amico abituato al proprio ambiente e ritmo di vita. Gli spazi ampi dell’abbazia non gli sono stati di grande aiuto e così ci capitava di doverlo cercare nella parte opposta all’ora dei pasti. Superato il momento (o lo shock) iniziale a poco a poco è entrato in confidenza e quindi dalla perplessità è passato alla meraviglia. Alcune cose per noi molto naturali (per esempio i fratelli più giovani che danno del tu al priore, coetaneo del nostro ospite) suscitavano una serie di emozioni al nostro “parroco di campagna vecchio stampo” abituato a tutt’altro. Poi la curiosità e allo stesso tempo l’interesse di saper usare il cellulare, i messaggini, ecc. Non è mancato il fratello che si è reso disponibile a dargli una mano, anche se determinate cose richiedono proprio l’età canonica!
Il momento di maggiore commozione reciproca è stato il giorno in cui ha insistito che qualcuno lo accompagnasse in città per una cosa molto importante. Sono tornati portando molte cose e anche una torta con lo spumante perché, ha detto, era il giorno del suo 75° compleanno e ci teneva a festeggiarlo con la sua “famiglia”. Grande festa!
L’accoglienza/ospitalità è una dimensione irrinunciabile delle fraternità che si ispirano al messaggio spirituale di frère Charles, e qualche volta capita di toccare (quasi) con mano l’esortazione della Lettera agli ebrei: «Non trascurate di praticare l’ospitalità, giacché alcuni di voi, senza saperlo, hanno ospitato degli angeli» (13,2).
fratel Oswaldo