Il buon pastore conosce le sue pecorelle ed il vescovo in questi giorni ha visitato, ha ascoltato tanti di noi, si è intrattenuto dimostrando gioia ed incoraggiando con parole efficaci ed incisive.

Il buon pastore nutre le sue pecorelle ed il vescovo ci ha dato cibo sostanzioso e gustoso spezzando per noi la Parola di Dio, offrendoci gli insegnamenti dei Padri e del magistero della Chiesa.

Il buon pastore porta sulle sue spalle le pecore ferite, ammalate, deboli, affaticate e gli agnelli più teneri ed il vescovo ha visitato tanti ammalati, si è intrattenuto senza fretta con le comunità che curano ragazzi ed i giovani con gravi disagi o dipendenze. Ha benedetto, fatto una carezza, ascoltato i piccoli dell’asilo nido e della scuola d’infanzia.

Tutti siamo stati arricchiti; giovani, adulti, anziani mi avete confermato non solo la gioia di questo incontro, ma il valore la ricchezza che l’incontro ha generato. Incastonate in questo sintetico resoconto trovere le perle più belle di cui il vescovo ci ha fatto dono nelle sue meditazioni che hanno avuto la forza di una piena missione popolare. (Piero – parroco)

Con la visita Pastorale del nostro vescovo mons. Gualtiero Sigismondi la comunità parrocchiale di Limiti ha vissuto un momento di grazia che le ha permesso di riflettere sulla fede, sulla vita alla luce della Parola, sulle peculiarità che la caratterizzano e la contraddistinguono.

La chiesa di Limiti non è grande, non è appariscente. L’automobilista che percorre il lungo rettilineo che congiunge Spello a Cannara, se non fosse per i semafori che lo costringono alla sosta forzata proprio affianco al piazzale della parrocchia, non noterebbe la presenza della chiesa di Santa Croce in Limiti. L’edifico non disturba e non impatta con il paesaggio rurale, non c’è un alto campanile che va a contendere il cielo ai pioppi. E’ rispettoso della natura e dell’ambiente in cui è inserito. Da lontano, come volle esplicitamente il suo progettista, si confonde con gli alberi, i campi, le case sparse, in sintonia con quell’innamorato del creato di nome Francesco che un po’ di secoli fa percorreva queste stesse strade e queste campagne.

Ma avvicinandosi e a ben guardare, la struttura in cemento armato della Chiesa, anche se poco appariscente, si rivela pregna di significati, ricca di richiami ai segni cristiani. E’ un po’ come gli abitanti della campagna: occorre scoprirli a poco a poco per conoscerli e apprezzarne le qualità e lo spirito. Il vescovo, prendendo contatto con la gente e in particolare con coloro che si adoperano per  far sì che la fede qui continui e si rafforzi, ha incoraggiato e spronato ad amare la realtà parrocchiale  e i suoi aspetti più veri. Anzitutto ci ha ricordato quanto sottolinea Paolo nella lettera ai Romani 12,1-2: non conformarci alla mentalità di questo secolo”, del tempo in cui si vive; trasformiamoci: dobbiamo trasformare la nostra mente senza la quale nessuna conversione è possibile.

Il segreto è semplice e importante e consiste nel rendere limpido il nostro sguardo.

Una mente nuova consente al cuore di essere semplice e limpido: in questo proprio consiste il  segreto della vita.

Dove si volge il nostro sguardo? Se durante la Quaresima, riusciamo a rinnovare il nostro sguardo rinnoveremo la nostra mente e il nostro cuore riuscirà a discernere la volontà di Dio.

Negli incontri ha insistentemente e opportunamente messo l’accento, attingendo alle fonti inesauribili della Parola, dei Padri e dei maestri della Chiesa, sugli aspetti più veri e significativi che costituiscono il segno distintivo di una comunità cristiana: in particolare ha sottolineato ed esplicitato quale sia l’essenza dell’amore fraterno che deriva dalla Parola. L’amore  che scaturisce dal Vangelo non lo si può definire, né tanto meno confondere, con un generico “vogliamoci bene” ma si caratterizza per l’impegno alla comprensione dell’altro, per lo sforzo ad accettare i fratelli anche negli aspetti che si percepiscono come difetti, per la rinuncia a qualche cosa di nostro per far posto all’altro e, non da ultimo, per il coraggio della correzione fraterna che deve operare sotto i riflettori dell’amore e della Parola. Sono quattro gli ingredienti della correzione fraterna: la discrezione, la mitezza, la fortezza e la chiarezza e per ciascuno di loro ha attinto alla parola di Dio.

Questa dinamica è necessaria a livello di coppie, di famiglia, di parrocchia. Tutti siamo chiamati a viverla e ad accoglierla. Correggere non vuol dire umiliare, ma sorreggere… animati e mossi dall’amore  e dalla misericordia, vera sollecitudine per il bene del fratello.

Giuliano Pergolesi e il Consiglio Pastorale di Limiti

Per ascoltare il messaggio finale del Vescovo alla comunità di Limiti clicca qui sotto:

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