Riprendiamo, dopo lunga sosta, il nostro andare da Dan a Bersabea.

Da Nazaret dobbiamo puntare su Gerusalemme. Chi vuole salire alla Santa però può scegliere tra tre itinerari, che sono assolutamente diversi per paesaggio, clima e caratteristiche degli abitanti.



 

Eccoli i tre itinerari possibili:

Nazaret, Afula, Bet-She’an, Gerico, Gerusalemme

Nazaret, Afula, Jenin, Sebastya, Nablus, Ramallah, Gerusalemme

Nazaret, Haifa, Cesarea Marittima, Tel Aviv-Iafo, Bet Shemesh, Gerusalemme

Noi li percorreremo tutti e tre. Sono infatti luoghi troppo importanti per tralasciarne qualcuno, Cominceremo però dal secondo tracciato che attraversa la Samaria e che, sembra, fosse quello prediletto dai nazaretani. Sicuramente lo fu dal nostro fr. Charles.

Da Nazaret scendiamo ad Afula la città sorta negli anni ’50 del secolo scorso al centro della pianura di Izreel. Passato il controllo al ceck point per entrare in territorio palestinese raggiungiamo Jenin dove ci attende abouna Vito, parroco dei cattolici di rito latino e guida esperta ai luoghi santi.

Devo confessare che rimettere piede a Jenin mi provoca sempre una profonda emozione, nonostante siano passati dieci anni dai fatti tragici del 2002, durante la seconda intifada. Fatti che insieme a un giovane fratello, Julio, ebbi modo di vivere da vicino, per l’amicizia e la collaborazione che ci legava al parroco di allora, abouna Alfonso, e a suor Anna Maria e a suor Rosa, magnifiche figure di eroica testimonianza fraterna, non solo per i membri della piccola comunità cristiana, ma per tutta la popolazione di questa città di frontiera.

 

BURKIN

Il primo luogo che visitiamo è Burkin, dove la tradizione pone uno dei miracoli più noti tra quelli operati da Gesù, la guarigione di dieci lebbrosi (Lc 17,11-19). Burkin è poco lontana da Jenin, ad ovest, dove le alture che chiudono la valle di Israele formano una stretta gola e la strada che vi si snoda sale fino alla valle di Dotan.

Prima del villaggio, a sinistra della strada, si apre un’ampia grotta che la pietà popolare ha sempre considerato come il rifugio che accoglieva i dieci sventurati, condannati a vivere lontani dal consorzio umano. Oggi, incastonata, vi si può ammirare la piccola chiesa ortodossa. Un luogo ideale per riflettere e pregare. Un vero gioiello.

Conserva, fra l’altro, i resti di quella che risaliva al periodo bizantino. Alcuni considerano questo luogo di culto come uno dei primissimi sorti nella terra del Santo.

La nostra guida, prima di riprendere a salire, ci invita a guardare bene la zona che ci circonda perché, secondo lui, con ogni probabilità, questi sono i luoghi dove l’autore del libro di Giuditta, pone il teatro degli eventi narrati (cfr. Gdt 4,1ss e 7,1ss).

 

TEL DOTAN

Dopo aver visitato la chiesa cattolica posta al centro di Burkin raggiungiamo la valle di Dotan e ci fermiamo ai piedi del tel, presso due cisterne. Una è in parte riempita di terra perché dalla bocca spuntano i rami verdi di una pianta, mentre l’altra è profonda e sulla parete porta ancora infissi i ferri che servivano da scala per scendere all’interno.

Siamo con certezza presso il luogo dove Giuseppe fu venduto dai fratelli (Gn 37,12-36) ed è davvero toccante ascoltare la lettura biblica e rivivere il dramma nello scenario di questa vallata silente e luminosa.

Alcuni secoli dopo questi luoghi furono anche testimoni di un altro episodio della storia sacra, un episodio che ha le sfumature e la sottile ironia di molti racconti popolari. L’incredibile cattura operata dal profeta Eliseo di un intero esercito arameo inviato contro la città di Samaria (2Re 6,8-23).

 

SEBASTYA

Da Dotan prendiamo la strada verso l’antica capitale del regno del Nord, Samaria, come la chiamò il re Omri quando la fondò nell’850 e vi trasferì la sede da Tirsa. Nome che Erode cambiò in Sebastya (Augusta) in onore di Cesare Augusto. Nome che il sito archeologico e il piccolo villaggio che oggi vi si trova conservano tuttora.

In questo primo tratto dell’itinerario, e ancora di più dopo aver percorso l’intera regione, rimaniamo affascinati dalla bellezza incontaminata dei luoghi: le alture ricoperte di ulivi e di fichi, le vallate con i campi appena trebbiati che si alternano con altri ricchi di verdi culture estive.

Giunti presso il sito che si trova su un’alta collina, completamente isolata e ideale per la difesa, raggiungiamo con una strada scoscesa le torri che proteggevano la porta di accesso alla città.

La sosta ci permette di ammirare la manifattura pregevole e possente dell’opera e immaginare quello che doveva essere questa città. D’altra parte alcune invettive del profeta Amos contro il lusso sfrenato degli abitanti, il benessere eletto a sistema di vita e l’idolatria (Am 4,1-4; 5,11-12; 6,4-7) danno una idea ancora più chiara di quella che poteva essere la realtà.

Tutto crollò quando il re di Assiria, nel 721, prese e rase al suolo la città. La popolazione fu deportata e al posto di questa furono importate altre popolazioni vinte in altre terre. Questi nuovi arrivati, che si fusero con i contadini più poveri che erano stati risparmiati dalla deportazione, diedero origine ai samaritani.

Quando però Tito fondò, presso l’antica Sichem, la nuova città di Flavia Neapolis (l’attuale Nablus) Sebastya cominciò a perdere importanza e finì per diventare, verso il quinto secolo dopo Cristo, poco più di una borgata. Ebbe poi un nuovo momento di gloria con i crociati, che costruirono una grandiosa basilica in onore di Giovanni il battista, del quale la primitiva comunità cristiana sembra avesse conservato qui una preziosa reliquia.

 

Le ricerche archeologiche del 1908-10, 1931-35 e 1965-68 hanno riportato alla luce quanto abbiamo potuto ammirare durante la nostra visita lunga e interessantissima. I vari resti sono sparsi sulla collina che va visitata seguendo vari sentieri. Li enumeriamo tenendo conto dei periodi storici:

periodo del regno di Israele:
1- La porta di entrata, protetta da due torri e di cui abbiamo già parlato.
2- Il palazzo del re di Israele costruito da Omri e ingrandido da Acab e Geroboamo II.
3- Le fortificazioni con la doppia cinta di difesa, dove si trovano anche i magazzini per i momenti di assedio.

periodo ellenistico e romano:
4- Torre del quarto-terzo secolo, una delle più belle costruzioni ellenistiche conservate in Palestina.
5- Foro romano e basilica civile.
6- Teatro romano.
7- Tempio di Augusto o Augusteo, sull’acropoli. Si può ammirare la grande scalinata di accesso.
8- Strada romana. Partiva dalla porta di ingresso ed era lunga ottocento metri e larga circa quindici, fiancheggiata da portici e botteghe. Dei portici si conservano tuttora moltissime colonne.
9- Necropoli romana, vicina ai resti della basilica crociata, lasciata in un incredibile stato di abbandono per ragioni politiche.

periodo cristiano:
10- chiesa ortodossa di san Giovanni che risale al quinto secolo e mostra segni di vari rifacimenti e di cui è prevista una prossima adeguata ristrutturazione.
11- Basilica crociata di san Giovanni Battista. Fu edificata nel 1165 fuori della cinta muraria, sul luogo di una chiesa bizantina nella cui cripta erano conservate le tombe del precursore e dei profeti Eliseo e Abdia. La cripta è ben conservata e vi si può accedere grazie ad una lunga scala oggi ben illuminata.

L’ex basilica, che si trova al centro del villaggio, è uno dei monumenti meglio conservati. Anche perché parte di essa fu trasformata in moschea. Proprio in questi giorni viene restaurata e vengono riportate a nudo le belle pareti in pietra.

Parte dell’ex convento a fianco della basilica è stato adattato a ostello, grazie alla collaborazione di alcuni enti, anche italiani, creando un luogo veramente accogliente e godibile per singoli e piccoli gruppi.

fratel Alvaro