Gesù dopo la sua resurrezione entrando nel Cenacolo ogni volta affermava: “La Pace con voi!” e si rendeva presente; la Pace cioè è Lui, si identifica con la sua Persona.
Questo dice subito che la pace annunciata da Gesù è chiaramente diversa da quella che il mondo può dare, da come noi la possiamo realizzare, da come noi la possiamo costruire. Gesù è la Pace, come è la Verità, come è la Vita.
Nessuno può costruire la Verità o la Vita, è un dono che viene dall’altro, così anche la Pace è un dono del Padre, che manda suo Figlio.
Il Signore Gesù non ha solamente annunciato la pace, ha vissuto già qui sulla terra la pace che tutti vivremo un giorno nel cielo: l’amore ai nemici, il dialogo con tutti, l’autorità come servizio e la distruzione dell’autoritarismo, la povertà concreta, la verginità, il rifiuto dei privilegi e soprattutto la vita fondata sull’amore universale sono manifestazioni della pace e contemporaneamente sono le condizioni che la realizzano.
E non basta ancora: Gesù ha inviato i suoi discepoli (attenzione: ci siamo pure noi!) a continuare la sua vita e realizzare qui sulla terra la pace che vivremo un giorno. La Chiesa ha il compito di annunciare e di vivere la pace messianica, finale di tutta l’umanità.
I cristiani, pur impegnandosi come tutti gli uomini a raggiungere la pace, devono avere in sé la certezza della pace definitiva e annunciarla al mondo. Affinché tutti vedendo coloro che portano il nome di Cristo, possano dire come i discepoli del Vangelo odierno: “Abbiamo veduto il Signore!”.
Ma facciamo profondo esame di coscienza: la Chiesa e i cristiani parlano oggi molto spesso di pace, ma quale pace vogliono annunciare? Quella del mondo o quella di Gesù?
Se la Chiesa vuole portare la pace del mondo è allora credibile allo stesso modo di ogni altra istituzione umana, è soggetta agli stessi condizionamenti politici di ogni uomo che vive nel mondo.
Di fatto la Chiesa spesso si è invischiata e ancora è immersa in una specie di concorrenza per portare “meglio degli altri” la pace degli uomini.
Anche se non è da rifiutare questo impegno con la vita del mondo da parte della Chiesa, Cristo ha affidato a lei l’annuncio e la concretizzazione di una pace futura, messianica, che può trasmettere a tutta l’umanità l’attesa di un avvenimento futuro, nonostante le nostre delusioni e i nostri insuccessi.
La Chiesa ha un compito di profezia, deve quindi annunciare una speranza. Per questo motivo la preoccupazione della Chiesa intera deve essere quella di leggere, annunciare il Vangelo in tutta la sua integrità senza venire a compromessi o a interpretazioni utilitaristiche. Ma la Chiesa di Gesù potrà fare questo solo quando sarà libera da ogni compromissione umana, che invece forse non ha.
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Allora? Allora poiché la Chiesa di Gesù è in me ed è in te, come ogni uomo che proclama: “Gesù è il Signore!”, facciamo attenzione che questo discorso di pace non è destinato solo ai vertici. Ognuno tiri le proprie considerazioni.
La pace di Gesù non può essere annunciata comunque: Gesù ha comandato ai suoi discepoli di andare di casa in casa ad annunciare a tutti la pace ma ha posto delle condizioni per compiere questo lavoro: “Non prendete niente per il viaggio, né il bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né abbiate due tuniche” (Luca 9,1).
Se il discepoli di Gesù non mette queste condizioni non ha alcun diritto di annunciare la pace o per lo meno non sarà creduto. Se il messaggio evangelico viene trasmesso attraverso una potenza umana, se i discepoli di Gesù sono confusi con privilegi e con autorità di questo mondo, tradiscono il Vangelo e verranno rifiutati. Né servirà “scuotere la polvere dai piedi uscendo dalle città che non li hanno ricevuti”, perché la colpa questa volta è degli stessi discepoli.
fratel Gian Carlo jc