Dopo i giorni intensi vissuti in questo periodo in compagnia dei familiari dei nostri fratelli e gli amici che si sono succeduti per vivere un periodo di ritiro spirituale, ora stiamo rientrando lentamente nel ritmo ordinario della fraternità. Uno spazio particolare vorremmo dedicarlo a Marta e Sarah, due «sorelle di Gerusalemme» che hanno condiviso la nostra vita quotidiana in queste ultime due settimane.
Le Fraternità Monastiche di Gerusalemme (i monaci e le monache della città) sono state fondate presso la chiesa di Saint-Gervais-Saint-Protais a Parigi, il giorno di Ognissanti del 1975 da padre Pierre-Marie Delfieux, e hanno la missione di vivere nel cuore della città nel cuore di Dio.
La preghiera di Gesù: «Padre, non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17,15) orienta tutta la loro vita e illumina l’essenza della loro vocazione. Poiché la più bella immagine di Dio si trova nell’uomo, le Fraternità vogliono pregare e incontrare Dio attraverso la città degli uomini. Desiderano raggiungere e servire gli uomini che cercano Dio, rivelando con la vita contemplativa e fraterna la sua presenza nel cuore del mondo.
Per questo i monaci e le monache di Gerusalemme tendono a portare la preghiera nella città e la città nella preghiera, a creare un’oasi nel “deserto” della solitudine, dell’inquietudine, della ricerca o dell’indifferenza, dando vita ad uno spazio di silenzio e di preghiera che sia al tempo stesso un luogo di accoglienza e di condivisione.
Non è la prima volta che abbiamo la gioia di condividere con le sorelle momenti di intensa preghiera e di scambio di esperienza. Oltre all’amicizia, possiamo ritenere che condividiamo anche i punti essenziali di una stessa vocazione.
Fratel Carlo Carretto nel suo libro «Il deserto nella città», già il titolo avvicina ai «monaci della città», diceva a proposito di loro: «Un mio amico, Pierre Delfieux, che fu con me per due anni nel Sahara, ha iniziato a Parigi una forma di vita religiosa basata proprio sull’impegno di vivere nella grande città l’ideale monastico di lavoro, preghiera, silenzio, liturgia, carità. Non dubito quando affermo che in pochi decenni ogni città vedrà il miracolo di queste fondazioni “di urto” e lo splendore di uomini e di donne che sanno trasformare Babele in Gerusalemme e la “deportazione” in luogo di preghiera» (Il deserto nella città, San Paolo, Roma 1986, p.26).
La presenza delle due sorelle ha certamente intensificato i nostri vincoli di amicizia e di comunione nella fede del Beneamato fratello e Signore Gesù.
fratel Oswaldo