Dopo le “vacanze romane”, sempre in compagnia di Marco, ci siamo recati a Fermo, presso le nostre sorelle, e così abbiamo approfittato per coinvolgere anche lui nell’incontro di formazione, compito che in questi ultimi mesi è stato affidato in modo particolare al sottoscritto.
Innanzi tutto è doveroso riconoscere e far notare che, contrariamente a quanti hanno una visione pessimista della storia in genere (vedi ad esempio: M. Veneziani, Dio, patria e famiglia dopo il declino, l’Autore dà per scontato che tutto ormai sia finito!) e della Vita consacrata in specie, il Signore continua a rivolgere quel primo invito rivolto ai galilei «Venite e vedrete» (Gv 1,39), e non mancano mai anime generose e giovani (donne in questo caso) che sono – per dirla con frère Charles – alla ricerca dei “voleri di Dio” in questo nostro tempo. Tale è il caso della fraternità di Fermo affidata alla custodia di san Giuseppe.
In questi primi cinque anni di approvazione ad experimentum possiamo constatare che le cose sono decisamente migliorate e che il messaggio spirituale del Padre de Foucauld continua a provocare quel desiderio di radicalità evangelica, ossia quella “esigenza profonda” di donarsi totalmente a Dio, “con una confidenza infinita” e, soprattutto, “per amore, per puro amore”…
È chiaro che la Vita consacrata oggi non può essere presentata se non alla luce della dottrina del concilio Vaticano II, particolarmente con quella ecclesiologia di comunione che presenta il popolo di Dio quale “icona della Trinità”: comunione, dialogo, amore reciproco, relazionalità, alterità, mistero d’amore insomma!
«Una delle domande micidiali che i pellegrini mi rivolgono a Nazaret – ci confida Marco – è: “Quale è il vostro carisma?”. Ben sapendo che sotto quella domanda, apparentemente innocente, soggiace il pensiero: “Che cosa fate, quali opere svolgete?”. E sembra proprio che si faccia una grande fatica a convincerli che la nostra vita è la vita di Nazaret, il vivere la nostra quotidianità da religiosi similmente a come vive la propria quotidianità il papà e la mamma che hanno la sfida di educare i propri figli e di procurare il pane di ogni giorno». Ecco che il compito della Fraternità è quella di vivere la propria vocazione alla luce dell’amore trinitario e di essere fondamentalmente una famiglia che cresce «in età, sapienza e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini» (cf. Lc 2,42-52).
Il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, la Chiesa ci invita anche a vivere la giornata per la Vita consacrata. Sebbene sia vero che il messaggio spirituale di Charles de Foucauld non mira – per natura – al proselitismo (al “fare discepoli”), ma piuttosto a illuminare il cammino di fede di ogni cristiano, “dal papa fino al campanaro”!, è altrettanto vero, però, che a 50 anni dal Vaticano II crediamo che sia salutare una riflessione particolare anche sulla vocazione alla Vita consacrata nella Fraternità alla luce del messaggio spirituale del beato Charles de Foucauld.
Fratel Oswaldo