Il viaggio da Dan a Bersabea dopo aver toccato le località di buona parte della Galilea e della Samaria riprende con entusiasmo.

Salutiamo ancora una volta Nazaret e, attraversata Afula, ci dirigiamo verso la Valle del Giordano, il secondo itinerario in direzione di Gerusalemme.



Abbiamo percorso poca strada quando ai piedi della collina di Moré scorgiamo Sulam, la biblica Sunam (o Sunem), famosa per aver dato i natali alla giovane donna che fu scelta per assistere il re David nella sua vecchiaia (1Re 1,1-4). La bellezza di Abisag, questo il suo nome, è celebrata anche nel Cantico dei Cantici (Ct 7,1ss).

Sempre a Sunam il profeta Eliseo compì uno strepitoso miracolo (2Re 4,8-37).

 

Monti di Gelboe

Quando siamo vicini alle sorgenti di Harod, dove avvenne la selezione dei trecento con cui Gedeone sconfisse i Madianiti (Gdc 7), la sciamo il fondovalle e prendiamo la strada che sale sui monti di Gelboe, che David ha immortalato con la sua commovente elegia per Saul e Gionata:

“Il tuo vanto, Israele,

sulle tue alture giace trafitto! […]

Oh monti di Gelboe, non più rugiada né pioggia su di voi

né campi da primizie,

perché qui fu rigettato lo scudo degli eroi; […]

Oh Saul e Gionata, amabili e gentili,

né in vita né in morte furono divisi;

erano più veloci delle aquile,

più forti dei leoni”. (2Sam 1,17-27)

La montagna ci viene incontro con i suoi meravigliosi boschi di conifere, dove si aprono larghi spazi attrezzati con tavoli e panche, costruite con questo legname, per accogliere quanti amano passare quassù il loro tempo libero. Questo non ci meraviglia perché è una bella abitudine delle famiglie di questa terra scegliere soprattutto i boschi per i loro pic-nic e le loro passeggiate. La meraviglia invece nasce dalla particolarità di questo fondo stradale che, sembra un percorso militare, e dai cippi e dalle lapidi che si vedono qua e là nel bosco. Non ci vuole molto a capire che il Gelboe, durante la guerra israelo-palestinese del 1948 fu teatro di scontri durissimi.

Arrivati sulla cresta la strada lascia il folto dei boschi per aprirsi ad un panorama mozzafiato. Ci fermiamo davanti a una visione inattesa: sotto di noi la valle si distende con i suoi campi variopinti, ricchissimi, in un susseguirsi di giochi geometrici originali, inanellati qua e là da laghetti luminosi come perle. La stagione e la giornata solatia non poteva regalarci di più godibile. Ci fermiamo a lungo in silenzio, rapiti. Poi lo sguardo spazia sulle colline che salgono verso il lago di Tiberiade e i monti della Giordania che si levano, ridenti e vicinissimi, dalle rive del Giordano.

Entusiasti decidiamo di portare a termine tutto il percorso montano che si snoda fino a Malkisu’a, villaggio che prende il nome da un altro figlio di Saul che quassù perse la vita nella famosa battaglia. Ed è da questo villaggio, situato nel punto più alto del Gelboe, che possiamo spaziare su un vasto panorama che abbraccia il nord della Samaria. Qui la strada passa accanto alla “cortina di ferro” che è il seguito del famigerato “muro” che divide Israele e Palestina. Non possiamo non fermarci. Guardando i villaggi chiusi là dentro, viene una stretta al cuore: conosciamo troppo bene la vita della Samaria per rimanere indifferenti ai problemi dei suoi abitanti.

Oh monti di Gelboe, bellissimi e tragici, in un breve lasso di tempo ci avete chiamato a rivivere drammi di individui e di popoli in lotta per una terra dove “scorre latte e miele”, meravigliosa, che oggi sarebbe possibile godere pacificamente da Ebrei e Palestinesi, se solo la ragione avesse il sopravvento sulla passione e l’egoismo e la storia insegnasse ancora qualcosa…

 

Beit She’an

Scendiamo sgomenti verso Beit She’an dove si conclude la storia di Saul e dei suoi figli (1Sam 31).

Beit She’an è un gioiello incastonato laddove la pianura di Izreel raggiunge il Giordano e si incrociano le strade che conducono verso Gerusalemme a sud, verso Haifa ad ovest, verso Tiberiade a nord e verso Amman, capitale della Giordania, ad est. Il suo vanto più grande oggi è lo straordinario parco archeologico. La “Guida di Terra Santa”, edita dalla Custodia, ha questo giudizio sulla città: «Beit She’an (ar. Beisan), ai piedi dell’imponente Tell El-Husm, che ne rappresenta il primitivo sito, è in mezzo a una lussureggiante vegetazione irrigata da diversi corsi d’acqua; dopo un grande periodo di abbandono ha ripreso l’aspetto proverbiale che faceva dire ai talmudisti “se il paradiso si trova in Palestina, la porta è Beit She’an”» (ed. 1992 a cura di Claudio Baratto ofm).

La storia

Scorriamo velocemente la sua lunga storia. Gli scavi sul Tell hanno rilevato ben diciotto strati di insediamenti umani.

I primi abitanti seminomadi, già presenti intorno al 3500 a.C., furono cacciati dai Cananei nel 3000 ca.

Il faraone Tutmosis III occupò la città nel 1480 a.C. ed essa rimase sotto il dominio egiziano fino al tempo di Ramses III (1198-1194).

Giosuè assegnò il suo territorio alla tribù di Manasse (Gs 17,11), ma gli Ebrei non riuscirono a sottomettere i Cananei. Il primo libro di Samuele ci dice, come abbiamo visto, che al tempo di Saul Beit She’an era in mano ai Filistei. La conquistò David e Salomone ne fece la capitale di un distretto (1Re 12).

Durante il periodo ellenistico prese il nome di Scitopoli e durante il dominio romano fece parte della Decapoli.

Il cristianesimo vi fiorì abbastanza presto. Il suo Vescovo, san Patrofilo, era presente al Concilio di Nicea. Scitopoli era la sede metropolitana della Palestina Seconda ed era ricca di chiese e monasteri. Nel 355 l’imperatore Costanzo vi inviò in esilio sant’Eusebio di Vercelli.

Con l’arrivo degli Arabi la città riprese l’antico nome nella forma araba, Beisan. I crociati poi la trovarono in tale abbandono che trasferirono la sede vescovile a Nazaret.

Nel medioevo ci fu il ritorno dalla diaspora di un certo numero di Ebrei e qui il rabbino Isctori Parki scrisse il primo libro di geografia della Terra Santa.

Dal 1948 è una città prettamente ebraica ed ha ripreso l’antico nome biblico.

Il parco archeologico

Ed eccoci pronti ad entrare nella zona archeologica che, pur essendo quasi dentro la città odierna, ci accoglie con i suoi maestosi eucalipti e dispone lo spirito allo spettacolo straordinario che ci attende.

Il primo monumento che ci viene incontro è il Teatro Romano. Prima di iniziare la visita però, ci è data l’opportunità di posizionarci su una gradinata in ferro posta dietro al Teatro e da cui si può ammirare tutto il parco archeologico. Dire che è una visione stupenda può sembrare la solita frase fatta. No! Il recupero degli ambienti, delle strade, del teatro, del materiale archeologico vario e del Tell creano un’armonia e una bellezza tali che affascinano e danno chiara l’idea di quello che poteva essere la città dei tempi d’oro.

Ecco dunque i luoghi più significativi del sito:

  1. Il Teatro (II secolo d.C): misura 80 metri di diametro ed è uno dei meglio conservati in Israele. Ha un’acustica eccezionale, come abbiamo potuto costatare. Era attrezzato anche per essere adattato ai combattimenti sull’acqua, grazie alla vicinanza di una sorgente.
  2. Terme Occidentali, del periodo bizantino: avevano un caratteristico sistema di riscaldamento dei locali, come si può vedere da alcuni tratti del pavimento  messi allo scoperto. La pavimentazione era fatta a marmo e mosaici.
  3. La Via Palladius: si tratta di un colonnato lungo 150 metri che parte dal Tell al Teatro. Il recupero di esso è ciò che esalta la bellezza del parco. Costruito nel periodo romano fu rinnovato e abbellito nel periodo bizantino. Una iscrizione nei mosaici del pavimento afferma che l’opera è del periodo in cui era governatore della provincia Palladio e per questa ragione gli archeologi hanno dato tale nome al cardo.
  4. Agorà Bizantina: i portici del centro della città in quel periodo servivano da centro commerciale.
  5. La Via Nord e la Via della Valle: ai bordi di queste strade che si snodano ai piedi del Tell si possono vedere enormi colonne spezzate e grandi capitelli e portali finemente lavorati. Furono ridotti così dal catastrofico terremoto del 749 d.C.
  6. Il Tell Beit She’an (ar. Tell El-Husn): qui si svolse la vita degli abitanti di questa città per oltre quattro millenni. Sulla cima sono stati riportati alla luce i resti di un tempio cananeo, di un tempio dedicato a Zeus e quelli di una chiesa bizantina, oltre all’abitazione del governatore egiziano e altri reperti.
  7. Ridiscendendo dal Tell e seguendo l’itinerario per tornare al Teatro si possono ammirare la Via Silvanus con il colonnato, le Terme Orientali, i Lavatoi Pubblici per coloro che si recavano al Teatro e alle Terme e l’abside e le pareti di una Chiesa Bizantina.

Inoltre, a nord del sito, nella valle oltre il fiume Harod, sono stati ritrovati dei mosaici bellissimi in quello che fu il Convento dedicato alla Madonna (la “Signora Maria”), mentre a sud, a 200 metri dal teatro si trovano i resti dell’Anfiteatro che poteva accogliere fino a 6000 spettatori. Nel periodo medioevale poi i Crociati usarono molto di quel materiale per costruire la vicina Fortezza. Nella zona si trova anche una Moschea trasformata in museo.

 

Belvoir

Da Beit She’an, prendendo la strada per Tiberiade, si può raggiungere il parco nazionale Kohav Hayarden dove si trova il castello crociato di Belvoir che, pur non potendo gareggiare con quello di Nimrod, sulle pendici dell’Hermon, tuttavia ha un grande fascino per la posizione strategica e panoramica in faccia alla Giordania e per la cura artistica dell’opera.

fratel Alvaro