“Buona quaresima!” è l’augurio che mi sento fare di frequente negli ultimi giorni. Ovviamente è motivato dall’inizio di quel tempo speciale che ci prepara alla Pasqua. Quest’anno però i cristiani di Terra Santa (fatta eccezione per Betlemme e Gerusalemme) non celebreranno la Pasqua il 31 marzo, come il resto della Chiesa Cattolica, ma lo farà il 5 maggio, assieme alla Chiesa Ortodossa.
È una scelta dei Vescovi Cattolici di questo paese che, come segno di comunione con i fratelli ortodossi, hanno proposto a tutti i fedeli di unirsi in un’unica data per la celebrazione più importante dell’anno liturgico cristiano.
La differenza di calendario è dovuta ad un complicato calcolo della festa Pasquale secondo due tradizioni diverse. Nei giorni scorsi mi sono divertito a cercare qualche documento su internet che mi aiutasse a capire dove nascono e come si spiegano le differenze delle due date… Risultato: è veramente complicato!
Al di là di questi tentativi di comprensione rimane l’esperienza un po’ insolita di vivere tempi liturgici così diversi da quelli che si vivono nel resto del mondo Cattolico, ma con il sapore della sfida, fatta di piccoli segni, che speriamo possa contribuire ad avvicinare due mondi così vicini, eppure per certi aspetti così ancora distanti.
Mentre dunque nella gran parte delle realtà legate alla fraternità ci si scambieranno gli auguri di Pasqua, i cristiani di Terra Santa si troveranno all’inizio del tempo quaresimale.
Rimane un punto da chiarire: perché si escludono Gerusalemme e Betlemme? Chi è stato qui in pellegrinaggio avrà subito chiara la risposta: lo statu quo. Come è noto infatti nelle basiliche del Santo Sepolcro e della Natività vige appunto lo statu quo e cioè quel particolare stato delle cose che è rimasto intatto dal 1852. In tale data l’Impero Ottomano emanò un decreto per porre fine alle diatribe interne ai cristiani che abitavano e officiavano in questi santuari. In pratica ciò che era in vigore allora (a livello liturgico e di custodia dei luoghi) è rimasto così fino ad oggi, ed ogni cambiamento che si è potuto verificare si è preso di comune accordo tra le diverse confessioni cristiane.
Sarà dunque un’esperienza particolare, questa Pasqua, per diversi aspetti, ma ci auguriamo che si inserisca nel cammino verso l’unità la Chiesa tutta ha intrapreso dal giorno della sua nascita.
fratel Marco
E’ bello vivere quest’esperienza nella terra dove Dio ha posato i suoi piedi.
Ho amici ortodossi dell’Est europeo, confrontarmi con loro è per me
un privilegio, come pure l’esperienza di iniziare il digiuno quaresimale
insieme ad un’amica musulmana (un piccolo digiuno se penso al Ramadan).
Un privilegio che apre le frontiere, ma soprattutto i cuori.