Grazie ad una relazione tenuta settimana scorsa da Pierre Sourisseau (storico esperto della vita di Charles de Foucald ed archivista) all’interno dell’assemblea internazionale della nostra famiglia spirituale è stato possibile approfondire alcune questioni relative agli scritti del piccolo fratello universale.
Esaminando direttamente una parte dei suoi manoscritti originali che sono conservati presso la Maison Diocesaine di Viviers egli continua a sorprenderci: innanzitutto per il volume dei documenti non solo personali (come lettere, meditazioni, diari), ma anche per la ricopiatura a mano di parti o persino interi libri (S. Giovanni della Croce, S. Teresa d’Avila, la regola di S. Agostino). Si esprime attraverso una calligrafia molto fine ed in piccoli spazi: non è infatti raro l’utilizzo di ritagli di giornale (a volte come copertina per creare un quaderno) e l’impiego di carta riciclando buste postali; tali supporti cartacei si sono rivelati preziosi in quanto ci permettono di contestualizzare ed in alcuni casi datare il contenuto.
Comprendiamo dalle caratteristiche dei suoi testi di meditazione della Parola che egli poteva consultare sia la Vulgata sia un’edizione della Bibbia in francese. Sourisseau ci ha riportato come esempio la parola CHARITAS che si trova sotto il famoso simbolo del cuore sormontato dalla croce e ci ha mostrato come rispetto alle iscrizioni iniziali frère Charles si accorse che nella versione latina della Scrittura tale vocabolo fosse privo della lettera acca (CARITAS) e come a questo punto egli si fosse corretto. E’ interessante notare nei suoi disegni ed intestazioni come il Cuore di Gesù non sia mai raffigurato trafitto o coronato dai segni del dolore, ma potremmo dire che è sempre un cuore che esprime la gloria del Suo amore per noi.
Per quanto riguarda l’ultimo periodo della sua vita alcuni autori hanno supposto (notando la presenza di “vuoti” in alcuni versetti delle sue meditazioni) che egli abbia tralasciato o comunque notevolmente ridimensionato l’impegno nella meditazione della Parola e nella preghiera per dedicarsi al lavoro della lingua e delle usanze Tuareg. Questa ipotesi sembra, però non essere validamente supportata. Dai documenti si evince piuttosto come Charles si senta libero di cambiare in questo periodo metodi e mezzi di preghiera (così come muta il programma della sua giornata), ma l’amore per la lectio sui vangeli lo accompagna fino agli ultimi momenti della sua vita.
Tutto ciò che il marabutto scopre, attraverso l’incontro con Gesù nei fratelli e nell’evangelo, desidera trasmetterlo ad altri e questo diventa il fondamento dello “stile di evangelizzazione” che compare nei suoi manoscritti. Perciò anche quando redige regole di vita per una futura fraternità Charles sembra non pensare solo a delle fondazioni specifiche, ma piuttosto a donare scritti spirituali per l’utilità degli altri ponendo l’attenzione nella ricerca di un metodo di condotta della propria vita che possa essere valido e soprattutto sullo stile del beneamato Fratello e Signore Gesù. In definitiva egli cerca di aiutare altri ad addentrarsi sempre più nel Cuore di Gesù per diventare così, a loro volta, annunciatori di questo mistero di Amore.
Infine dall’approfondimento della vita e degli scritti del beato ci si accorge come non abbia assolutizzato nulla all’infuori di Gesù, il modello unico. I vari abiti con cui si è tentato di rivestirlo risultano infatti sempre troppo stretti: è eremita per qualche momento e poi missionario; è solo, ma preoccupato della salvezza di tutti; è monaco, missionario, prete e sacrestano; uomo di preghiera profonda ed al contempo tecnico della linguistica; muove dai progetti architettonici alla scienze geografiche passando per l’analisi dei costumi delle comunità che incontra; sente di dover vivere nel nascondimento di Nazareth, ma poi va in giro per il mondo.
In sintesi Charles risulta una figura imprevedibile e duttile: ma non è forse questo il modo necessario per rendersi disponibili all’opera dello Spirito Santo? Sì quello Spirito che egli invoca in continuazione con la preghiera del Veni Creator, quello spirito che già abita anche in noi!
Fratel Piero
Grazie!
Non è difficile capirti, mio “piccolo fratello Charles”,
ma com’è difficile imitarti anche soltanto nella millesima parte dell’ amore
al tuo “beneamato” e ai fratelli.