Ho scelto questo titolo non per fare intendere che a distanza di sole tre settimane ormai parlo, penso e sogno solo in francese, anzi, in questo periodo credo di aver rivissuto l’esperienza dei primi giorni trascorsi nella nostra fraternità di Limiti di Spello circa vent’anni fa…
Tuttavia, se è vero che il fatto di non conoscere la lingua locale impedisca o riduca la possibilità di dialogare con le persone, è altrettanto vero che tale “mutismo” temporaneo imposto dalle circostanze solleciti la capacità della vista e dell’udito. Ora capisco un po’ meglio perché gli anziani che cominciano a perdere la vista di solito dicono che si concentrino più sulle cose celesti! Ma torniamo al tema. Ora vi racconto qualcosa di quanto sto vedendo e ascoltando.
Penso che quanti in diversi modi siamo legati a fr. Charles e, quindi, alla Fraternità, la frase «Au cœur des villes» (Nel cuore delle città) ci ricordi innanzitutto il titolo del libro di padre René Voillaume diventato celebre: «Au cœur des masses» [Nel cuore delle masse, Come loro] e poi il «deserto nella città» di fratel Carlo Carretto. Ebbene, in questi giorni mi trovo a vivere un periodo di grazia e particolarmente interessante. Sono ospite presso i «Monaci della città» (Fraternité Monastique de Jérusalem), una congregazione monastica, maschile e femminile, fondata da fr. Pierre-Marie Delfieux – in paradiso da poco tempo – avente come vocazione peculiare e missione concreta il vivere la vita monastica non più nei luoghi appartati dal consorzio umano, ma «nel cuore delle megalopoli moderne» (Parigi, Roma, Montreal, Bruxelles e altre) vivere la sfida dell’unione con Dio in mezzo al trambusto che caratterizza le grandi città. Tale vocazione è limpidamente presentata dal fondatore nel suo Livre de vie. La città moderna presenta un duplice mistero di bene e di male, di santità e di peccato, ma essa – soprattutto – è stata santificata da Dio stesso, perché Egli si è fatto uomo a Nazaret, e ha condiviso le fatiche e le speranze di ogni uomo; quindi, i monaci e le monache della Fraternità di Gerusalemme, debbono essere innanzitutto cittadini per poter poi «contemplare le bellezze e la santità della città dove Dio risiede e dove ora ti ha stabilito, ivi alza le due braccia della lode e dell’intercessione». Uno dei passaggi centrali e più creativi del pensiero di fr. Pierre-Marie è là dove parla del combattimento contro il male, in tale lotta spirituale, però, ognuno riceverà una duplice grazia: l’incontro con Dio e la purificazione dai propri peccati: «Quello che i primi monaci andavano a cercare ieri nel deserto, tu lo troverai oggi nel cuore della città».
Da questa brevissima descrizione della vocazione passiamo alla vita concreta: la giornata di questi fratelli e sorelle è scandita da diversi momenti forti di preghiera, lavoro, studio e condivisione; ma alla preghiera personale e comunitaria è dedicata una parte consistente del tempo, il canto e le celebrazioni (eucaristia, adorazione eucaristica) ricevono un’attenzione particolare. Nata dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, questa famiglia religiosa vive nel cuore della chiesa diocesana condividendo e adattandosi alle diverse situazioni, esigenze e sensibilità locali. Mi ha colpito fin dal primo momento il grande silenzio che riescono a creare lungo la giornata, per non parlare poi del grande silenzio della notte. Un silenzio che viene proprio dal deserto del Sahara dove fr. Pierre-Marie ha vissuto (all’Assekrem, sulle orme di fr- Charles) per ben due anni prima di dare vita alla Fraternità monastica.
Sono molte le cose che mi fanno sentire “come di famiglia” in questo luogo benedetto dalla presenza di questi “uomini di Dio” (quelli del film diventato famoso sono solo un’imitazione!), ma soprattutto benedetto – per noi – perché Strasburgo è la città di Charles de Foucauld, e proprio lui è stato monaco per sette anni e anche se ha lasciato il monastero è rimasto monaco indicando la via a noi per vivere la nostra fede oggi, nel nostro “Nazaret” e nel cuore delle nostre città.
fratel Oswaldo