Non si tratta di uno slogan, né di un annuncio pubblicitario. È la sintesi di un percorso, di una fase travagliata della vita, di grande dolore e sofferenza, ma sempre benedetta dalla compagnia della fraternità, dell’amicizia e della fede. E proprio di Benedetta si tratta.
Una bimba di soli cinque anni che ha perso la vita lo scorso settembre 2012. Viveva alla Spezia con la sua giovane famiglia, già numerosa oltre la media delle famiglie italiane: con lei due sorelle, una più grande e una più piccola (Giulia e Bianca), il papà Gian Lorenzo, la mamma Elena e un fratellino in arrivo, ora nato, Edoardo.
Parliamo qui di fraternità e amicizia perché, per chi scrive, proprio di amici e fratelli si parla. Una fraternità che si estende a moltissime altre persone che, con i genitori prima e con i figli poi, hanno stretto legami di profondissima intensità. E come in molte famiglie accade, le difficoltà di tale portata possono essere un collante e una fonte sorgiva di acqua risanante e beneficante, come le ferite del Crocifisso e Risorto che, pur rimanendo segni del suo dolore, aprono squarci di vita e sono germe fecondo di speranza e di risurrezione per tutti.
È avvenuto proprio così, di questo siamo stati testimoni. Abbiamo visto la fede nei genitori di Benedetta; abbiamo visto la speranza in un affetto che non potrà mai tramontare; abbiamo visto l’amore sbocciare in molte forme per il bene dei più poveri e bisognosi.
Sono nati nella sua memoria e, ne siamo certi, per la sua ispirazione, progetti in favore dell’ospedale della sua città: l’acquisto di macchinari utili a curare i bambini, fino ad allora mancanti nelle strutture ospedaliere spezzine, come anche corsi di formazione per il personale, al fine di offrire una preparazione sufficiente a seguire i bimbi che si possono trovare in casi difficili, assieme ai loro familiari.
Ma l’amicizia e la fraternità hanno fatto sbocciare anche un progetto a distanza, sempre a favore dei bambini, nella terra di Gesù, dove lui è nato ed è stato bambino.
La struttura di Sefforis (Nazaret – Israele), nota ai lettori più fedeli del nostro blog, è un Istituto nato come orfanotrofio e facente parte dell’antico villaggio arabo di Saffurie (in arabo), distrutto nella guerra del 1948, che svolge un preziosissimo lavoro di accoglienza ed educazione.
La comunità di Sefforis dell’Ordine delle Figlie di Sant’Anna accoglie circa 70 bambini, fra 3 e i 17 anni, tutti con gravi problemi familiari.
È un’opera socio assistenziale riconosciuta dal governo israeliano che quotidianamente, secondo la richiesta dei tribunali minorili, ospita bambini nel cui interesse è stato disposto l’allontanamento dal contesto familiare d’origine. Il suo scopo è accompagnare i giovani in un percorso educativo all’interno di un ambiente di condivisione quotidiana che sia sempre più simile ad una casa d’accoglienza che non ad un istituto di ricovero, nel rispetto dell’appartenenza etnica e religiosa di ciascuno.
Accoglie bambini appartenenti ai diversi gruppi etnici presenti nel territorio, provenienti da famiglie e comunità di diverse religioni.
La struttura ospitante la comunità risale all’inizio del secolo scorso ed ha assoluta necessità di essere messa a norma secondo i regolamenti vigenti in materia di comunità per minori. Le spese vive necessarie alla vita dei ragazzi, allo stipendio di tutto il personale, sono a carico dello stato che invia una cifra mensile per ogni ragazzo (per la verità non sempre puntualmente); tutto il resto delle spese, come la manutenzione ordinaria e straordinaria, sono invece a carico dell’Istituto ed in particolare dell’intraprendenza delle suore e degli amici che dall’Italia o da altri paesi del mondo si adoperano per offrire aiuti.
In questo Istituto lavoro da quattro anni ed è stata per me un’esperienza umana e spirituale ricchissima grazie al rapporto con i ragazzi, con le suore e con molti educatori e responsabili.
Adiacente alla casa di accoglienza è presente un campo sportivo compreso di parco giochi per i più piccoli. Tali giochi risalgono ad alcune decine di anni fa e sono realizzati con materiali e modalità non conformi alle norme vigenti e non idonei alla sicurezza di coloro che li utilizzano. Il materiale, prevalentemente ferro e cemento, non risulta adatto a bambini e ragazzi che quotidianamente vi si recano per diverse ore.
Considerando che il vecchio parco giochi non rispetta la normativa vigente in materia di sicurezza dei bambini e la evidente pericolosità dei giochi si è pensato al progetto di demolizione e rimozione degli stessi al fine di sostituirli con nuovo parco giochi totalmente a norma ed acquistato in loco per consentire una puntuale revisione e controllo della stabilità, sicurezza e funzionalità dei giochi.
Come si può immaginare si tratta di un progetto costoso a motivo dei materiali e del tipo di attrezzature. Abbiamo già raccolto una grossa cifra grazie alla generosità di moltissimi amici che, crediamo ispirati dalla piccola Benedetta, hanno contribuito con le loro offerte. Mancano circa 5000€ alla conclusione della prima parte del progetto e probabilmente altrettanti per la realizzazione della seconda parte di esso.
Non vuole essere questa una campagna di raccolta fondi ma semplicemente una condivisione tra amici affinché, ancora a partire dall’amicizia, dalla fraternità e dalla fede, la memoria e la presenza di Benedetta possa raggiungere anche questi fanciulli e ragazzi in Terra Santa.
Per eventuali offerte:
IBAN: IT 28 J 06175 10702 000002504280 Intestato a: Parrocchia di Cristo Re
Specificando la causale: Per Benedetta
Per avere il progetto in file word con tutti i dettagli contattare: marco@jesuscaritas.it
fratel Marco
Ciao Marco,
Bellissime parole per descrivere il progetto e quel rafforzarsi dei legami in seguito alla scomparsa di Benedetta. Grazie per quello che fai.
Bea
Mi unisco a questo meraviglioso progetto e
interverrò ( nei limiti delle possibilità ) per tramite di
Don PierCarlo Medinelli e Don Luca Polai
che ho conosciuto di recente in occasione della
perdita della mia adorata mamma.
Mi auguro che questa associazione possa
crescere in modo proficuo per aiutare il
maggior numero di bambini che sono il vero
unico futuro dell’Umanità .
Maurizio Amadi