articolomaurice2Ho letto in questi giorni un bel libro: Maurice Maurin, Vivre la fraternité au cœur du monde, l’Harmattan, Paris 2012. L’autore è un piccolo fratello di Gesù d.o.c. Nato a Parigi (1928), ha fatto il noviziato a El Abiodh nel deserto sahariano e poi ha vissuto in diversi paesi, negli ambienti più poveri ed emarginati, tra le popolazioni del Nord Africa, particolarmente in Marocco, e in Medio Oriente. Attualmente vive in Polonia.

Mi ha fatto tanto bene il libro di fr. Maurice, soprattutto per la serenità di fondo e la gioia di appartenere a Gesù che emergono in tutta la sua narrazione. Quante storie drammatiche di povertà, di sofferenze familiari, di cristiani perseguitati e di popolazioni emarginate, di conflitti e di guerre, e nonostante ciò l’Autore riesce a raccontarle in forma di “fioretti” facendo spesso risaltare – paradossalmente – il sorriso e la grande umanità dei poveri, dei non credenti e di persone che praticano un’altra religione.

Mi è rimasto impresso il fatto che da giovane Maurice amasse molto danzare (quelle belle feste in famiglia o del quartiere di una volta!) e che non abbia mai rinunciato a tale “passione” pur non praticandola che raramente da piccolo fratello. Credo però che la vera “compagna di danza” sia stata la povertà concreta vissuta in mezzo ai poveri. Qualche volta mi veniva da pensare ai famosi cavalieri Templari del Medio Evo, ma quelli della prima ora: monaci veri e uomini di Dio rivestiti dalla corazza militare e che si buttavano nella mischia consapevoli di poter rimetterci la testa!

dans le quartier 1 copiaLa lettura del testo porta ad ammirare la vita dei piccoli fratelli di Gesù, molti di loro hanno vissuto una vita che non esito a definire eroica. Alcuni sono stati cacciati via perché scomodi, altri sono stati perseguitati e persino uccisi perché fedeli al vangelo e solidali con i fratelli e le sorelle che li avevano accolti. Non è facile comprendere la loro vocazione, molti si potrebbero chiedere “che senso ha vivere in queste zone di frontiera?”. Oppure “a che serve sprecare una vita in quel modo?”. «Forse non abbiamo delle risposte soddisfacenti – conclude fr. Maurice – per quanti non vedono il significato di una tale scelta di vita, ma questi piccoli fratelli e piccole sorelle hanno trovato e amano una Persona per la quale hanno semplicemente consegnato tutta la loro vita: Gesù di Nazaret. Ma la gente semplice o i poveri presso i quali viviamo un po’ dappertutto nel mondo, non si pongono tali questioni.

Perfino coloro che dicono di non avere la fede o che professano un’altra religione comprendono sovente, come per intuizione».

La vita di Gesù a Nazaret, tanto cara a fr. Charles, non è stata la condivisione delle gioie e le sofferenze della sua gente? Come mai un giorno è riuscito a dire «Beati i poveri…coloro che piangono…coloro che hanno fame e sete della giustizia…»? Ma non si tratta solo di una vita eroica o di una solidarietà con gli uomini, né di una semplice “opzione preferenziale per i poveri”. Tutto questo non avrebbe senso all’infuori del mistero dell’Incarnazione.

Oggi comprendo meglio quanto padre René Voillaume scriveva nel 1958 ai piccoli fratelli sparsi per il mondo: «Come l’eucaristia, la vita di un piccolo fratello comporta una realtà ed un segno: il segno è la forma di vita con la testimonianza di povertà, di lavoro, di carità, di preghiera e di amicizia che comporta; la realtà è ciò che avviene nell’intimo del cuore di ogni piccolo fratello nei suoi rapporti con Gesù e nel condividere le sue disposizioni davanti alla croce. La forma non è più nulla se la realtà è morta o tiepida […] La vita religiosa di un piccolo fratello è come il segno del pane, qualcosa che è dato, diviso, mangiato, distribuito tra tutti. Ma cosa sarebbe questo pane se non fosse consacrato o non contenesse altro che pane?» (Sulle strade del mondo, 46).

Anche se non ci è dato di vivere come i piccoli fratelli di Gesù, che hanno una vocazione peculiare approvata dalla Chiesa, tuttavia essi sono per noi un grande esempio di solidarietà e di condivisione, di vita di preghiera e vita eucaristica, una provocazione a prendere sul serio il mistero dell’Incarnazione sempre in atto.

Fratel Oswaldo

P1010017