Il prossimo 4 ottobre ricorre il 25° anniversario del transito di fratel Carlo Carretto (1910-1988) e la prima commemorazione è stata la decisione del Comune di Condove assieme all’Associazione Italiana Maestri Cattolici e l’Azione Cattolica della Diocesi di Susa di organizzare lo scorso 16 giugno una giornata di studio e di intitolare una strada nel centro al maestro torinese cui fu affidata la direzione delle scuole del paese all’inizio degli anni quaranta del secolo scorso.
Nell’ottobre 1942, infatti, Carlo fu trasferito dalla Sardegna alla Direzione didattica di Condove (TO) dove, a causa della guerra, sfollerà tutta la famiglia Carretto. Evidentemente tutt’ora si ritiene che Carretto rappresenti un punto di riferimento per l’intera comunità ecclesiale e civile. Riportiamo perciò un estratto dell’intervento della prof.ssa Marta Margotti (Facoltà di Scienze politiche) dell’Università degli studi di Torino:
«La decisione dell’amministrazione comunale di Condove di intitolare una strada cittadina a Carlo Carretto sollecita alcune considerazioni sul significato di questa scelta. Ogni decisione che porta a segnare lo spazio pubblico con il nome di un personaggio, con il richiamo a eventi storici oppure con la menzione di luoghi di città, di stati o di battaglie non è mai casuale. La scelta compiuta da un’amministrazione pubblica sulla toponomastica è il frutto della volontà di indicare come particolarmente significativo per la comunità locale quel preciso luogo, quell’evento o quel personaggio, in quanto crea – o intende creare – un senso condiviso di identità tra gli abitanti del paese; la memoria del passato incisa nelle strade e nelle piazze di un comune, nei monumenti o nella intitolazione delle scuole e di altri edifici pubblici, proietta poi quello stesso paese oltre i propri confini, collegando il ricordo del passato a un progetto per il presente e per il futuro.
L’intitolazione degli spazi pubblici, come la celebrazione a livello nazionale o locale di anniversari da parte delle autorità politiche, rappresenta un caso esemplare di “pedagogia politica”: si intende con atti simili trasmettere il passato alle generazioni presenti, che spesso non hanno assistito agli eventi che si commemorano, per creare un senso di comunità o per rafforzarlo.
La memoria – quella individuale e ancor più quella pubblica – più che appartenere al passato è una componente attiva del presente, in grado di rinsaldare i vincoli sociali e di creare un’identità all’interno di una comunità in cui i singoli si riconoscono e sono riconosciuti.
La condizione perché la memoria risulti operante, evidentemente, è che la tradizione non diventi sclerotizzata, ma sia continuamente rinnovata, per collegare le vicende del passato con le ragioni del presente e, attraverso questa dinamica, rinsaldi i legami all’interno della comunità. L’occasione dell’intitolazione di “Via Carlo Carretto” a Condove può essere il momento per ritrovare le radici che, con altre, attraverso gli anni, hanno alimentato la comune appartenenza al paese e, soprattutto, per costruire quei sentimenti di solidarietà che possono reggere di fronte alla prova del tempo e alle difficoltà».
Siamo lieti di condividere con i nostri amici queste notizie, anche se già in altre località ci capita di trovare una “via” o una “piazza Carlo Carretto”, e ci auguriamo che in Umbria – nonostante i preparativi per la visita di papa Francesco – si possa continuare con la bella tradizione di commemorare il piccolo fratello Carlo.
Fratel Oswaldo