Siamo finalmente arrivati a Gerusalemme!
«Quale gioia quando mi dissero:/“Andremo alla casa del Signore”/Già sono fermi i nostri piedi/Alle tue porte Gersualemme!» (Sal 122).
Il grido di gioia del salmista esprime bene l’emozione che si prova arrivando alle cime del Monte degli Ulivi, da dove si abbraccia con lo sguardo la Città Santa.
Come poter parlare di essa senza correre il rischio di offuscarne la bellezza, senza ridurne l’importanza o offendere la sua santità? Eppure bisogna provare…
Dopo la panoramica delle immagini più significative iniziamo con il narrare brevemente la prima puntata della sua storia. Quindi seguirà la presentazione dei luoghi testimoni delle ultime settimane di vita di Gesù. Infine concluderemo con gli avvenimenti che vanno dalla distruzione del secondo Tempio ai nostri giorni.
La storia di Gerusalemme
La Bibbia accenna per la prima volta all’esistenza di questa città nel libro della Genesi parlando dell’incontro tra Abramo e Melchisedech: «quando Abramo fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedarlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del Re. Intanto Melchisedech, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram» (Gen 14,18).
Nell’archivio che è conosciuto dagli storici come lettere di Tell el-Amarna e appartenente al faraone Amenofi IV c’è una corrispondenza tra costui e il re di Gerusalemme da cui risulta che tale città-stato era di rilevante importanza strategica.
Questo spiega perché David, divenuto re di Israele in Hebron, si preoccupò di conquistare la città dei Gebusei, che gli israeliti avevano invano tentato di sottomettere, e vi trasferì la capitale e ne fece il centro religioso del Regno trasportandovi l’Arca dell’Alleanza. Cominciò anche i preparativi per la costruzione del primo Tempio, realizzato poi dal figlio Salomone.
È l’inizio della storia straordinaria, ma spesso tragica della Città Santa.
Salomone costruì un tempio che apparve agli occhi del Popolo di Dio bellissimo e degno della gloria di Yawhéh. La narrazione delle celebrazioni fatte in occasione della Dedicazione, riportata nel capitolo 8 del Primo libro dei Re, ne è la conferma.
Salomone inoltre arricchì la città di altre splendide opere.
È interessante riportare alcuni brani tratti da Isaia e dai Salmi per capire cosa provava il pellegrino che saliva a Gerusalemme per le grandi feste annuali:
«In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda:/abbiamo una città forte,/mura e bastioni egli ha posto a salvezza./Aprite le porte:/entri una nazione giusta/che si mantiene fedele./La sua volontà è salda/Tu gli assicurerai la pace,/pace perché in te ha fiducia» (Is 26,1-3).
«Quanto sono amabili le tue dimore,/Signore degli eserciti!/L’anima mia anela/e desidera gli atri del Signore./Beato chi abita la tua casa» (Sal 84,1-3).
«Chi confida nel Signore è come il monte Sion:/non vacilla, è stabile per sempre./I monti circondano Gerusalemme:/il Signore circonda il suo popolo/da ora e per sempre» (Sal 125,1-2)
Alla morte di Salomone (930 a.C.) cominciano i guai con la rottura fra Giuda e le tribù del nord e la creazione di due regni, quello di Giuda e quello di Israele. Ne nasce anche uno scisma religioso (1Re 12,26-33).
Dio però non abbandona il suo popolo e suscita figure straordinarie di profeti, che operano soprattutto nel Regno di Israele: Elia ed Eliseo.
Quando Samaria, la capitale del Regno del Nord, nel 721 a.C. cadde e molti suoi abitanti furono deportati in Assiria, Gerusalemme tornò ad essere l’unica capitale della nazione con l’unico santuario. La città visse momenti di grande ripresa spirituale grazie al re Ezechia (715-687) e alla straordinaria personalità del profeta Isaia. Il tentativo del re assiro Sennacherib di conquistare Gerusalemme fallì in maniera così imprevedibile e straordinaria che il salmo 48 poteva esprimere i sentimenti del popolo salvato con questi termini:
«Grande è il Signore e degno di ogni lode/nella città del nostro Dio./La tua santa montagna, altura stupenda,/è la gioia di tutta la terra./Il monte Sion, vera dimora divina,/è la capitale del grande Re./Dio nei suoi palazzi/un baluardo si è dimostrato./Ecco, i re si erano alleati,/avanzavano insieme./Essi hanno visto:/atterriti, presi dal panico, sono fuggiti» (Sal 48,1-6).
Questi avvenimenti sono descritti magistralmente nei capitoli 18 e 19 del Secondo libro dei Re.
Purtroppo però i quarantacinque anni di regno di suo figlio Manasse e i due di suo nipote Amon furono così deleteri da spingere il Popolo di Dio «a fare peggio delle nazioni che il Signore aveva estirpato davanti agli israeliti» (2Re 21,9).
Il pio re Giosia (640-609), subentrato all’età di otto anni ad Amon, dopo alcuni anni di regno si impegnò con tutte le sue forze e con il sostegno del profeta Geremia per una riforma religiosa che facesse tornare il popolo ad una vita in piena sintonia con la Torah. La sua morte prematura in battaglia a Meghiddo impedì il pieno radicamento dell’opera. Rimase la voce del profeta Geremia, che invano cercava di sostenere e illuminare i successori di Giosia di fronte ai pericoli che venivano dalla nuova potenza militare di Babilonia. Egli dovette assistere al lungo e tragico assedio della Città Santa, alla sua caduta, alla deportazione dei sopravvissuti e alla distruzione del Tempio (597 a.C.).
Gli esiliati però mantennero e rafforzarono la loro fede. Struggente il salmo 137:
«Lungo i fiumi di Babilonia/là sedevamo piangendo/al ricordo di Sion./Ai salici di quella terra/appendemmo le nostre cetre/perché ci chiedevano parole di canto/coloro che ci avevano deportato,/allegre canzoni i nostri oppressori:/“Cantateci i canti di Sion!”/Come cantare i canti del Signore/in terra straniera?/Se mi dimentico di te, Gerusalemme,/si dimentichi di me la mia destra;/mi si attacchi la lingua al palato/se lascio cadere il tuo ricordo,/se non innalzo Gerusalemme/al di sopra di ogni mia gioi» (Sal 137,1-6).
Quando i persiani guidati da Ciro il grande sconfissero i babilonesi (538 a.C.) gli israeliti ebbero la libertà e aiuti per ricostruire il Tempio, anche se risultò molto più modesto del precedente, come narrano i libri di Esdra e Neemia.
Un nuovo periodo assai torbido l’Israele di Dio e la Città Santa lo vissero con Antioco IV Epifane (175-164 a.C.). Costui, ossessionato dall’idea di ellenizzare tutta la regione, profanò il Tempio introducendovi il culto a Giove Olimpio e punendo con la morte quanti resistevano nell’osservanza della Legge. Sorsero allora il sacerdote Mattatia di Modin e i suoi figli che, radunati quanti non sopportavano tali obbrobri, riconquistarono la libertà e purificarono il Tempio (164 a.C.). Le loro gesta gloriose sono narrate nei due libri dei Maccabei.
Nel 63 a.C. Gerusalemme infine fu conquistata dalla potenza di Roma e una serie di governatori romani rimpiazzarono gli Asmonei, che erano succeduti ai Maccabei. Nel 34 a.C poi i romani nominarono re Erode il grande. Si deve a lui l’imponente ricostruzione del secondo Tempio, oltre a Masada, all’Herodyum, ai palazzi di Gerico e al porto di Cesarea Marittima.
Al tempo di Erode nacque Gesù.
Gerusalemme anche nei libri del Nuovo Testamento occupa una posizione centrale e non poteva essere diversamente.
fratel Alvaro
Grazie Alvaro, mi emoziona sempre la città Santa.
E grazie ancora per esserci stata, ancora una volta, anche insieme a te.