SAM_4257 copiaChe molte famiglie vengano a visitare Sassovivo non è una novità, non lo è neanche il fatto che dei gruppi di famiglie (bambini e ragazzi compresi) si fermino per trascorrervi tutta una giornata; ma che arrivino e si organizzino senza che alla guida ci sia il parroco o un religioso non è proprio una cosa che vediamo spesso.

SAM_4253 copiaSi tratta di un gruppo di amici (amici tra di loro ma ora anche nostri!) della parrocchia Abbazia di San Claudio (Corridonia) che hanno trascorso la domenica da noi. Insieme abbiamo celebrato l’Eucaristia e nel pomeriggio ci siamo incontrati per una “chiacchierata”, ma per il resto hanno camminato da soli. La coppia, per così dire, di animatori frequentava Spello ai tempi di fratel Carlo Carretto e quindi possiamo forse capire il segreto di questa piccola comunità di laici non istituzionalizzati. Mi è difficile non pensare a quanto fratel Carlo scriveva a proposito del ruolo dei laici in genere e delle famiglie in specie. A 25 anni dal transito le sue parole risuonano cariche di grande attualità e in certi casi di urgenza, per esempio la necessità per le singole comunità cristiane di arrivare a una tale maturità che li metta in grado di annunciare il vangelo e di tramandarlo alle generazioni successive.

«La vera rivoluzione – dice fratel Carlo – sarà fatta dalla base, dalle comunità di fede, dalle comunità che sono abituate a leggere la Parola, dalle comunità che fanno un cammino di fede e che si abitueranno, nella loro maturità e col loro equilibrio, a indicare al vescovo i futuri candidati al servizio liturgico. La cosa è fatale ma deve essere maturata con senno dai pastori, sempre più abituati a vivere con comunità di preghiera, nei punti più lontani dalle cattedrali, in mezzo agli operai e ai contadini.

carlocarretto1 copiaIl processo di trasformazione comincerà proprio nei paesi africani, asiatici, nell’Amica latina, là dove da tempo le comunità sono sostenute nella fede dai laici e non dai preti, abituati oramai ad arrivare all’ultimo momento per il culto e non per l’evangelizzazione che non hanno più tempo di fare, mangiati come sono dalla fretta di … dir messa. E se volete un consiglio, specie oggi in cui gli uomini sono diventati estremamente sensibili alla testimonianza, alla verità, al servizio gratuito … fate che il denaro scompaia completamente dai rapporti con le cose sacre. Sarà un modo unico e radicale per non aver più bisogno da parte dei cristiani di fondare banche e di asservirsi, anche senza volerlo, ai potenti. […] Non vi sembrano cose di altri tempi?» (Ho cercato e ho trovato).

Non si tratta di fare a meno dei presbiteri perché l’Eucaristia è «fonte e culmine della vita della Chiesa», riguarda invece un modo diverso di organizzarsi come comunità cristiana. «Ma la gente è semplice, non ce la farebbe mai», mi si dirà. La risposta è semplice: se alcuni possono, perché gli altri no? Una mentalità che ormai non dovrebbe avere più posto nelle comunità è quello di attendersi che il parroco faccia tutto.

Mentre l’Anno della fede avanza e la testimonianza di vita di papa Francesco ci è di grande esempio, mi sembra sia questo un momento ideale per ripensare in positivo il ruolo fondamentale che la famiglia ha nel campo dell’evangelizzazione. «Famiglia piccola chiesa», gridava il titolo di uno dei primi libretti di Carlo Carretto che ha scosso gli animi di molti prima del concilio Vaticano II. Oggi lo ribadisce l’enciclica Lumen Fidei là dove afferma: «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia» (n. 52), e che mons. Bruno Forte commenta dicendo che la famiglia è «il luogo naturale dell’educazione alla vita e alla fede dei figli. In questa trasmissione viva e credibile la fede si offre come una straordinaria riserva di senso e di bellezza».

Ed è vero!

 fratel Oswaldo

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