Facciamo eco in queste poche righe all’invocazione di pace rivolta nuovamente al mondo domenica scorsa da papa Francesco. È chiaro che in mente, il Vescovo di Roma, ha in particolare la situazione del Medio Oriente. Tuonano in modo sempre più insistente le voci e promesse di guerra da diversi paesi dell’Occidente.
In modo particolare l’attenzione è in questi giorni concentrata sulla Siria e su altri paesi limitrofi, con un orecchio sempre rivolto all’estremo Occidente, aspettando la decisione dello “sceriffo dell’umanità” Obama.
Potendo ascoltare anche voci diverse, non solo quelle occidentali, vorrei affermare che ciò che è estremamente chiaro è che nulla è chiaro. Non è chiaro, in Siria, chi combatte e contro chi. Molti degli attuali ribelli siriani non sono siriani. Come è stato segnalato da più parti cellule di al-Qaeda si sono infiltrate (sono state inviate?) per combattere contro il regime di al-Assad. Ciò è talmente evidente che proprio ieri negli USA si sono svolte azioni di protesta da parte dei militari americani, i quali affermavano di non voler combattere dalla parte di questo gruppo di estremisti islamici.
La primavera araba ha lasciato spazio, dopo pochi giorni dal suo inizio, ad un inverno lungo e fatale, nel quale ha perso la vita un numero impressionante di uomini, donne e bambini.
La questione, annosa, delle armi chimiche si riaffaccia all’orizzonte. Chi li ha usati? E contro chi? Altre domande non troppo scontate.
Vorrei sottolineare però che, sempre allo stesso orizzonte, ci sarà un prezzo che molti, moltissimi pagheranno con l’inizio di un’azione militare da parte dell’Occidente. Oltre all’odio crescente verso il nostro mondo, tante vite umane saranno sacrificate sull’altare dell’esportazione della democrazia. Se almeno si dicessero con chiarezza i veri interessi in gioco…
Un’altra cosa certa è che un prezzo pesante, in Medio Oriente, lo pagheranno ancora i cristiani. Come in Iraq, così in Egitto e così in Siria. Forse non tutti sanno che la persecuzione e il martirio sono all’ordine del giorno per i nostri fratelli. Attentati, chiese bruciate, intimidazioni, emarginazione sociale e politica; questi sono gli ingredienti della loro vita quotidiana.
Il disegno sembra essere quello di rimuovere tutti i poteri forti per l’interesse di qualcuno e con la conseguenza che in tutti questi paesi a vincere le “democratiche elezioni” sono state le frange più estreme dell’Islam.
È già successo altre volte. Per fini economici e politici sono stati appoggiati gruppi specifici che poi, inevitabilmente, si sono rivoltati contro i loro stessi “padrini” nel corso della storia (vedi i Talebani in Afghanistan).
Ciò che poi stride a livello culturale è che le capitali della storia dell’umanità vengono bombardate e distrutte da una nazione che ha una storia breve, di alcune centinaia di anni. Gli Stati Uniti si sentono in dovere, senza farsi troppi problemi, di devastare città come Bagdad, Damasco, con le loro regioni nelle quali hanno visto la luce le radici culturali, religiose, morali, dell’intera storia umana.
“Mai più la guerra!” è l’invito, il grido di papa Francesco, ripetuto più volte, con passione, con preoccupazione, quasi con angoscia, nella consapevolezza che un conflitto in Siria rappresenterebbe una miccia che potrebbe portare ad accendere un rogo di dimensioni mondiali.
Ci uniamo dunque a tutta la Chiesa, in particolare sabato 7 settembre, perché salga a Dio con una voce sola l’invocazione per la pace. Gli uomini si convertano, abbandonino la doppiezza del cuore, smettano di giocare ad interpretare il ruolo di Dio e si convincano che solo la pace è giusta, solo la pace porta futuro, solo la pace rappresenta il bene dell’umanità.
fratel Marco
Non c’è differenza tra i morti delle fazioni in lotta! Ai morti di una fazione si aggiungono quelli dell’altra in caso di interventi stranieri. Meglio confidare nella diplomazia.
Sono profondamente deluso da un Obama nel quale avevo (avevamo) sperato come costruttore di pace. Ma dovevo averci pensato: chi si mette a capo dell’impero, diventa imperatore, prima o poi. Ho sentito stamattina che le sue ragioni si baserebbero sulla possibilità che le armi chimiche vengano cedute a terroristi che potrebbero agire negli USA. Non mi pare ci sia troppa differenza tra questo e la “guerra preventiva”. E finora cosa hanno fatto tutti i grandi del mondo perché non si scatenasse in Siria quello che ora, troppo tardi, si vuole fermare? Se si vuole fermare, perché pare proprio che nulla si otterrebbe di buono. Ma mi viene il dubbio che ogni tanto gli USA debbano collaudare, e distruggere per non fermare le catene di montaggio, armi nuove. Questa volta sono i droni, altre volte le “bombe di precisione chirurgica”. Parole sante di Francesco: speriamo che qualcuno le ascolti. Grazie, Marco, per questo post che condivido in pieno.
Condivido pienamente quanto espresso con verità e misericordia nell’articolo da Marco e quanto pubblicato da Massimo pertanto partecipo convinto alla giornata di preghiera indetta da Papa Francesco.SI MAI PIU’ GUERRE FRATICIDE,servono alla fine solo al mercato delle armi.