Nelle vicinanze di una delle parrocchie affidate alla nostra comunità, su un portone in ferro campeggia la scritta: “meno preti più prati”.
Non posso negare la mia simpatia per questa scritta, anzitutto per il bel gioco di parole, poi perché è “ecologista” almeno nella seconda parte, infine perché anche se nasce da un risentimento verso la categoria indicata, finisce per essere una profezia del tempo presente. È chiaro che il paragone è sproporzionato, ma sembra come la profezia uscita dalla bocca di Caifa: “è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo” (cfr Gv 11,49-53); infatti come Caifa inconsapevolmente profetizzò circa la morte di Gesù così l’ignoto imbrattatore ha profetizzato sull’estinzione dei preti.
Oggi in molti sono depressi circa questo fenomeno (ma altrettanti, se non di più, ne sono felici!) e lo considerano la causa prima della nascita delle famigerate “Unità Pastorali” in tante Diocesi, dove si cerca così di tappare le falle della nave!
Tutto questo per dirvi che anche noi siamo stati chiamati a prendere in carico un’Unità Pastorale formata da due parrocchie già a noi affidate alle quali se ne è aggiunta una terza (anche se e’ semplicemente una piccola porzione di terra e di popolo che confina con le altre due) . All’inizio qualche perplessità circa la risposta da dare a questa richiesta del nostro vescovo Gualtiero, perplessità dovuta alla nostra Regola che ci chiede di non venir meno alla nostra vita comunitaria e di preghiera e di avere un certo stile nel servizio pastorale.
Tali dubbi li abbiamo anche espressi al vescovo ed ai suoi collaboratori più vicini, ma poi ci siamo detti che le scelte le deve guidare la carità e la carità ti fa rispondere alle esigenze della storia e ti invita a leggere i segni dei tempi con la certezza di fede che il Signore non abbandona la Sua Chiesa e aprirà certamente nuove vie facendoci rimanere sempre nella fedeltà alla nostra vocazione di piccoli fratelli. Già il fatto che la nostra Unità Pastorale sarà dedicata a “papa Giovanni XXIII” ci ha riempiti di gioia. Poi accettando questo servizio, ci sentiamo maggiormente in sintonia con tanti confratelli che vivono questa nuova realtà ecclesiale…e dal momento che il nostro specifico è il servizio alla Chiesa locale, non è una cosa da trascurare.
E se le famigerate “Unità Pastorali” fossero una via di salvezza vera anziché una semplice toppa? E se quello che sembra una zattera fosse una barca nuova?
Intanto sono certamente un richiamo a vivere fraternamente come presbiteri, altrimenti non si reggono…e già qui noi siamo in netto vantaggio perché la fraternità è proprio il cuore della nostra vocazione. Poi sono un necessario invito ad aprire di più le porte ai laici come protagonisti nella vita parrocchiale.
Chissà allora che non siano proprio le “Unità Pastorali” a convertirci? Così con meno preti e (speriamo) con più prati saremo tutti veramente più vicini al Vangelo!
fratel Gabriele
25 anni fa per intuizione del nostro caro Vescovo Francesco Tarcisio Carboni deceduto da alcuni anni, io e mia moglie Manuela siamo stati “parroci” in una parrocchia quasi abbandonata alla periferia di Macerata e “seminando” nei prati della vicina campagna sono nati tanti bei frutti!!!
Poi ci siamo ritirati nell’eremo di San Claudio,ancora in aperta campagna e malgrado i disserbanti si continua a seminare…..
Caro fratel Gabriele,
putroppo, molti laici prendono il posto dei presbiteri, avanzando pretese fuori luogo. Essere partecipi della vita parrocchiale significa partecipare attivamente, discernendo le pontenzialità altrui e collocandosi nella comunità così da arricchirla, facendo fruttificare i doni che il buon Dio ci ha donato. Quanti parroci vivono così… Grazie a Dio, molti!
Non mi piace il suo modo polemico, mostrando che la vostra comunità è veramente evangelica… Voi si che siete bravi!!!
Per carità, ci vuole un pò di umiltà e maggiore preghiera prima di scrivere e non mi riferisco solo a questo articolo.
Le consiglierei di studiare i documenti magisteriali sulla spiritualità sacerdotale, ove la condivisione è importante, seppur nella diversità rispetto ad una congregazione religiosa.
Cordialmente
Sofia