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In occasione dei dieci anni di fondazione del Progetto Policoro (progetto ideato per fare fronte al grave problema riguardante la disoccupazione giovanile, i cui esiti sono incoraggianti per il numero di diocesi coinvolte e di imprese sorte, per lo più cooperative, alcune delle quali lavorano con terreni e beni sottratti alla mafia), l’arcidiocesi di S. Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia ha organizzato un convegno all’Abbazia del Goleto.

È intervenuto in modo particolare mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, pastore coraggioso e autentico testimone dei nostri tempi. «Non esistono formule magiche per creare posti di lavoro, occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone per far rinascere la speranza nei nostri giovani», ha esordito mons. Bregantini nel suo discorso coinvolgente e carico di esperienze.

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Citando la bellissima e struggente Storia di una gabbianella e del gatto che gli insegnò a volare di Luis Sepúlveda (chi l’ha letta ha già compreso tutto!), Bregantini ricorda come siano le motivazioni profonde che sono in grado di ridare speranza e di puntare su quello che sembra quasi impossibile da raggiungere. La gabbianella che a un certo punto si era rassegnata a rimanere «un gatto» si sente rimproverare dal suo amico: «No, tu non sei un gatto, sei una gabbianella. Devi volare». Ma chi poteva assumersi un compito simile? La risposta arriva da un poeta. Dopo aver compreso la situazione dice che bisognava salire in alto e lasciarsi andare… E il racconto si conclude con la frase celebre: «Vola solo chi osa farlo». Occorre mettere insieme la forza del sogno e la concretezza del segno.

Dunque si può cambiare! È quanto il Progetto Policoro si propone di fare inserendosi pienamente nell’opera evangelizzatrice della Chiesa. «È il vangelo che ci ricorda che si può sempre cambiare».

Concentrandosi poi sul problema del sud (che attualmente è anche il problema del centro e del nord dal momento che la disoccupazione e la precarietà non ha più nessun confine) l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, afferma: «Il male più grande del sud è la percezione che si ha del destino, che è sinonimo di condanna. I nostri ragazzi e i nostri giovani debbono cancellare dalla lavagna la parola “ormai” e sostituirla con “ancora”. Perché quando diciamo “ormai”, vuol dire che ci siamo rassegnati. Ma la nostra fede ci ricorda che “Dio è il Dio dei vivi (della risurrezione) e non dei morti”, non è il “Dio del ormai”, ma è il Dio che può fare nuove tutte le cose. Dobbiamo educare i giovani ad amare la loro terra, a sposare la propria terra. Se non c’è amore per la propria terra non si può osare il cambiamento».

Sono queste alcune delle molte riflessioni che abbiamo seguito con attenzione portando nel cuore tante situazioni di cui siamo a conoscenza. Papa Francesco invita la Chiesa ad andare nelle «periferie esistenziali» e lui stesso ci è maestro nel osare. Si può cambiare cambiando!

fratel Oswaldo jc

 

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