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Le pubblicazioni su papa Francesco si susseguono come un torrente in piena, ma scorrendo le pagine di un piccolo ma eccellente contributo, abbiamo trovato questo passaggio che vogliamo condividere con i nostri amici lettori e, ovviamente, consigliarli di correre alla libreria più prossima!

Fratel Michael Davide, Papa Francesco: la rivoluzione dei gesti, Edizioni la Meridiana, Molfetta (BA) 2013).

Sin dalle prime parole e dai primi gesti di papa Francesco riconosciamo in lui non solo un cristiano e un vescovo che ha accettato fino in fondo la mediazione della Chiesa nel suo essere docile al dono dello Spirito che indica parole e modi nuovi per le verità di sempre, ma anche una fedeltà fondata all’ispirazione del nome che ha scelto. […]

De-Foucauld1Si potrebbe dire che papa Francesco ha messo se stesso e la Chiesa, affidata alla cura del suo ministero nella linea di Pietro il Venerabile e, ancora una volta, di Francesco d’Assisi. Ancora di più, forse, porta nel cuore la memoria di quanti hanno vissuto la loro fede in Cristo con l’aiuto e il sostegno dell’esempio di sottomissione a Dio di quanti lo cercano nell’islam. Possiamo pensare ai monaci di Tibhirine, dobbiamo pensare all’esperienza di fr. Charles de Foucauld. Quest’ultimo rappresenta per la storia della Chiesa un punto di non ritorno, la cui profezia è caduta nel deserto del Sahara come un «chicco di grano» (Gv, 12,24). Quel seme è marcito a lungo fino a portare il suo frutto in quei discepoli e discepole che non ebbe in vita e gli furono concessi dopo la morte, avvenuta ormai un secolo fa. La vita di fr. Charles ha, in un certo modo, scardinato tutte le strutture che si ritenevano irrinunciabili per assicurare una vita consacrata di perfezione che fosse degna di questo nome. Remotamente la sua indole di esploratore nato ha aperto nuove piste e nuovi cammini ben prima che il Concilio Vaticano II ne prendesse coscienza. Perché fr. Charles de Foucauld è così importante? Uno dei motivi è che, quasi senza volerlo, ha rivoluzionato un po’ i costumi ecclesiastici a partire da una conversione della vita di perfezione – si intende con questo termine la vita consacrata – al Vangelo. È di frère Charles l’idea che un religioso deve essere fino in fondo tale ma senza sottrarsi al peso della vita degli altri uomini, anzi divenendone – come Gesù a Nazaret – solidale fino in fondo e fino alla morte. Tante realtà di condivisione e di apertura che oggi sembrano così naturali nella vita religiosa post-conciliare sono state intuite e remotamente preparate proprio dalla sua ricerca e dalla sua vita che è stata come un perenne viaggio di esplorazione, fino a tracciare una nuova via possibile non per arrampicarsi verso la perfezione del cielo, ma per scendere e impastare il desiderio di Dio con la condivisione della vita di tutti. […]

Sarebbe augurabile che una delle prime canonizzazioni, volute e presiedute da papa Francesco, potesse essere proprio quella di fr. Charles de Foucauld. Non certo per una gloria, che imbarazzerebbe immensamente il piccolo fratello universale, ma per riannodare il filo di quell’intuizione grande che ha cambiato per sempre il modo di essere cristiani e, nel caso, di essere consacrati a Dio nella vita religiosa o nell’ordine sacro: stare in mezzo agli altri come lievito nella massa, rinunciando in modo assoluto alla logica clericale dell’immunità e del privilegio che creano le condizioni remote di ogni forma di abuso. (pp. 76-79)

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