école dans la rue 1Ha creato scalpore la recente pubblicazione del libro Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della chiesa (Messaggero), i cui autori sono niente meno che Gustavo Gutiérrez, ritenuto il padre della «Teologia della liberazione» (TdL) e Gerhard Ludwig Müller, attuale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e ora nel numero dei nuovi cardinali.

coverIn effetti, il lungo dibattito – anche scontro tra i teologi latinoamericani e il Vaticano – sembra all’inizio di un nuovo capitolo. Fino a tempi recenti, infatti, era curioso constatare come ci si sforzava molto per instaurare un dialogo con i non credenti, in cui trovavano le porte spalancate certi, cosiddetti «atei devoti», oppure si favoriva i cattolici che tutt’ora non accettano il Vaticano II, ecc.; ma la TdL veniva respinta in toto, quasi si trattasse di un’eresia e i suoi esponenti venivano considerati una nuova serie di «maestri del sospetto». Ecco perché suonano lapidarie le parole di Müller quando afferma: «Il movimento ecclesiale e teologico dell’America Latina, noto come Teologia della liberazione e che dopo il Vaticano II ha trovato un’eco mondiale, è da annoverare, a mio giudizio, tra le correnti più significative della teologia cattolica del XX secolo» (p. 19).

La TdL nacque ufficialmente nel 1968 come risposta concreta agli impulsi del Concilio che nella Costituzione sul rapporto della Chiesa con il mondo contemporaneo, Gaudium et spes, afferma: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo» (n. 1). La riflessione – «una ricezione creativa del Vaticano II» (F. Betto) – nata nel complesso continente sudamericano, caratterizzato soprattutto dalla sfida che per la fede rappresenta l’enorme e disumana povertà esistente, è stata ampiamente accolta e sviluppata dalle grandi conferenze latinoamericane (Celam). I suoi primi abbozzi furono una riflessione sul significato biblico dei differenti tipi di povertà e una valutazione, alla luce della fede, dell’impegno di evangelizzazione dei cristiani e di tutta la Chiesa con i poveri. Perciò il suo contributo fondamentale ruota attorno alla cosiddetta «opzione preferenziale per i poveri». Sull’attualità della TdL si è parlato ampiamente durante il Congresso continentale di teologia svoltosi nell’ottobre 2012 in Brasile, che ha visto la partecipazione di tre generazioni di teologi e un buon numero di vescovi. È stata riconfermata la povertà quale criterio fondamentale di riflessione e di azione pastorale. Poveri ed esclusi di cui la TdL è andata riconoscendo, nel corso degli anni, la forte e crescente diversificazione, ben oltre, cioè, la mera connotazione economica, comprendendo nella stessa categoria donne, popoli indigeni, afrodiscendenti, migranti, categorie emarginate, fino ad includervi la Terra stessa intesa come «Grande Povero, devastato ed oppresso» (L. Boff), la Terra crocifissa che occorre deporre dalla croce.

I contributi di Gutiérrez-Müller non mirano ad «assolvere» una teologia, creativa e certamente ortodossa, o a creare un impulsivo e immotivato o No nei riguardi della TdL, bensì di operare una profonda chiarificazione rispetto agli aspetti positivi come anche in ordine ai limiti e ai suoi pericoli. «Si possono porre molte domande – continua Müller – e numerosi interrogativi sugli sviluppi ulteriori di questa linea teologica e sull’analisi sociale utilizzata per comprendere la realtà della povertà e le sue cause. Ma, per il momento, in ordine al nostro tema, chiediamoci semplicemente in quale modo la povertà interpella oggi la coscienza cristiana» (p. 134). Ciò che da sempre ha caratterizzato la riflessione latinoamericana sulla fede è il punto di partenza: il vissuto concreto della gente. Basterebbe leggere il capitolo V che Gutiérrez ha intitolato «Dove dormiranno i poveri?» per comprendere che l’opzione preferenziale per il povero è quanto mai urgente a livello planetario – si pensi alle nuove forme di oppressione e di sfruttamento, quelle che Giovanni Paolo II ha denominato «strutture di peccato», e alle varie «terra dei fuochi» – e che interpella fortemente la Chiesa. Quanti sono a conoscenza delle fonti e del percorso della TdL sanno che non si tratta solo di teologia, ma anche e in primo luogo di un cammino spirituale. Francesco, il primo papa latinoamericano lo sa, e con la Evangelii gaudium lo spirito autentico della TdL ormai è entrato nella Chiesa universale.

 

fratel Oswaldo jc

 

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