Pubblichiamo oggi il programma del convegno che si terrà a Spello l’1 e 2 ottobre prossimi per i cento anni dalla nascita di fratel Carlo Carretto e, nell’occasione, ci permettiamo di continuare a scrivere di lui.
Parlare di Carlo Carretto significa per noi parlare di una persona di famiglia in quanto ha vissuto la seconda parte della sua vita tra i Piccoli Fratelli del Vangelo e sempre accanto a noi, Piccoli Fratelli di Jesus Caritas.
É stata una persona di spicco della Chiesa e della società italiana del secolo scorso, impegnato su molti fronti, da giovane entusiasta della vita, nel mondo del lavoro, in ambiente ecclesiale, nella vita religiosa.
L’esperiena del lavoro, come insegnante e direttore didattico, é stata per lui, oltre che il suo modo di procurarsi da vivere, l’occasione attraverso la quale incontrare ed educare molti ragazzi e giovani aiutandoli pure in ambiti che andavano ben oltre l’insegnamento.
É stato dirigente dell’Azione Cattolica Italiana, a livello locale, regionale e nazionale; organizzatore nato, capace di entusiasmare intere folle, é stato l’ideatore principale del famoso incontro del 1948 con i 300.000 baschi Verdi in Piazza san Pietro.
Costretto a dimettersi dall’associazione, lascia il mondo della ribalta ecclesiale e politica per entrare nella famiglia spirituale dell’eremita del Sahara, rimanendo dieci anni nel deserto e poi trasferendosi a Spello, come Piccolo Fratello del Vangelo, dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Qui ha incontrato, ospitato, ascoltato, educato, guidato, aiutato,…, generazioni di credenti e non, che andavano ai piedi del monte Subasio per ascoltare questo uomo così profondamente innamorato di Dio. Da Spello ha combattuto le più aspre battaglie per salvare ed annunciare il valore della coscienza umana e della libertà dei figli di Dio, ingredienti essenziali per prendersi le proprie responsabilità di fronte alle sfide della Chiesa e della società italiana. Ha pagato di persona le sue prese di posizione delicate, di uomo umanamente e cristianamente maturo.
Ci piace pubblicare, in preparazione al prossimo convegno e per ripresentare la figura di Carretto, una descrizione tracciata da fratel Gian Carlo Sibilia, nella prefazione al libro “Innamorato di Dio” in cui raccoglie materiale dai diari e dalla corrispondenza personale di fratel Carlo:
“quale ritratto viene fuori [se si lascia parlare lui e i suoi ricordi]? La prima immagine che se ne ricava é quella di una profonda continuità spirituale pur nel mutare di eventi e situazioni personali. Carlo Carretto ci si presenta con una identità così forte e unitaria da sfatare una certa facile leggenda, accreditata da letture tanto superficiali quanto diffuse, che lo vuole cambiato dopo il deserto; e così non c’é nemmeno un prima e un dopo l’esperienza di Spello. La struttura portante della sua vita é infatti innanzitutto costituita dalla «terribile realtà» della sua fede, così totalizante, assorbente, così gridata senza vergogna, senza paure e rispetto umano, così vera e semplice insieme da essere manifestata con entusiasmo, con gioia come una cosa ovvia e incontenibile, a cui tutto finiva col fare riferimento, diventando il punto essenziale di confronto e di giudizio di ogni cosa. […] Questa fede, il dono della fede che gli é stato dato, costituisce il continuum della sua testimonianza” (Cfr. Innamorato di Dio, pp. 15-16).
fratel Marco