In occasione della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII siamo felici di condividere con voi alcuni estratti dalle lettere di fratel Carlo.
«Come è grande il nostro Giovanni XXIII! È davvero un gigante e ha saputo fare con la sua umiltà e piccolezza cose mai sperate nemmeno dai più ottimisti.
Quando dopo il mio lungo soggiorno nel deserto del Sahara, ebbi la gioia di rivedere Papa Giovanni, egli mi chiese fissandomi con quei suoi occhietti vivaci e penetranti: “Dimmi, prima di andare laggiù in Africa, ci avevi pensato? Era stata una cosa premeditata? Nella tua vita, durante il tuo impegno qui a Roma in Azione Cattolica, non avevi qualche volta intravisto la possibilità di farti piccolo fratello? Non avevi intuito che la tua vita sarebbe cambiata, che ti saresti fatto religioso…?” No, gli risposi, proprio no. Dio mi ha chiamato di sorpresa e in pochi giorni decisi l’accettazione di ciò che credevo sua volontà partendo per l’Africa…non avevo mai pensato prima di allora a questa svolta.
E il Papa, fissandomi con un sorriso: “Capita sovente così. Si va a finire là dove non si era mai pensato…anche a me è capitata la stessa cosa…non ci avevo mai pensato”. E continuò a sorridere guardando lontano da una finestra che dava sul lago di Castel Gandolfo.» 1962
«Voglio vivere questo 1963 come se fosse l’ultimo della mia vita. E non è escluso che sia così. Ho offerto la mia vita a Dio in cambio di quella di Giovanni XXIII (almeno fino al termine del Concilio). In più, sovente, ho questa impressione. Sentimento? Realtà? Dio solo lo sa e Lui sa i miei occulti pensieri.» Gennaio 1963
«Mia carissima Dolce, sono contento che hai sentito tutta la grandezza di Giovanni XXIII e bene hai detto che se fossimo ancora ai primi tempi della Chiesa sarebbe canonizzato a furor di popolo. Io lo sento al centro del mio cuore e sento che mi aiuta tanto: era un gran santo. Lascia che i corvi gracchino anche se sono cardinali; nessuno ferma il piano di Dio.» Giugno 1963
«Sento tanto vicino il grande Giovanni XXIII. Quello è un santo! E non sarà facilmente dimenticato. Mai s’era vista una cosa simile qui in Francia. Ora bisogna pregare per il caro Paolo VI perché continui con la medesima tensione spirituale a guidare la Chiesa.» Luglio 1963
Mi ha commosso leggere le impressioni riportate da fratel Carlo nn potete immaginare quanto da me condivise.Quando poi confessa di nn aver amato nessun uomo come don Angiolino,oggi santo,veramente
mi sono trovato in comunione.La verità che è uno dei pochi uomini illuminati dal Signore che veramente è ed è stato fondamentale nella mia vita da cristiano adulto.Se però lui che era già santo per il popolo di Dio,avesse avuto bisogno di esserlo anche per proclamazione ufficiale,avrebbe meritato di essere elevato da solo nn con chi ha avuto altra storia ed altra ecclesiologia vissuta.Un salutone,renato.