Durante una trasmissione televisiva sulla imminente canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, sono rimasto colpito dalle dichiarazioni del postulare per la Causa di Papa Wojtyla, monsignor Slawomir Oder, a proposito delle moltissime segnalazioni di «grazia ricevuta» da ogni parte del mondo e che non sono state prese in considerazione ai fini del processo.
Mentre ascoltavo attentamente la testimonianza della signora Floribeth Mora, dal Costa Rica, miracolata da «Juan Pablo II», mi è venuta l’ispirazione di condividere la mia testimonianza.
Chi è vicino alla nostra Fraternità conosce – o forse solo in parte – la vicenda del sottoscritto. Nel dicembre 1999 (circa due anni dopo la professione perpetua) i medici mi hanno diagnosticato un carcinoma midollare tiroideo, estremamente avanzato come per non lasciare ombra di dubbio: circa 1-3 mesi di vita. Non mi rimaneva altro che prepararmi al grande passaggio, e così prima di sottopormi al delicato intervento chirurgico (durata 9 ore) ho ricevuto il sacramento dell’unzione, che concretamente equivaleva a un passaporto munito di visto! Stavo ancora studiando l’ultimo anno di teologia alla Pontificia Università Lateranense, ma ho ricevuto la dispensa dalla Sante Sede per poter essere ordinato, «in pericolo di vita», diacono e sacerdote nello stesso giorno. E così il 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione sono stato ordinato presbitero dal vescovo di Foligno, mons. Arduino Bertoldo.
Ora, se Giovanni Paolo II è stato il papa della mia infanzia (sono cresciuto infatti ascoltando e cantando quel «Juan Pablo, segundo, te quiere todo el mundo» che risuonava dappertutto), appena entrato in Fraternità ho imparato subito ad amare Papa Giovanni XXIII il cui ritratto «troneggia», assieme a quello di frère Charles nella nostra sala comune. Sono sempre pieno di gratitudine verso tutti coloro che in quei giorni indimenticabili hanno innalzato una intensa preghiera di intercessione a mio favore. Credo che tre siano stati i «partiti» più consistenti, quelli che chiedevano il miracolo a Papa Giovanni, quelli che hanno bussato all’eremo di Charles de Foucauld e, finalmente a piccola sorella Magdeleine di Gesù… Anche se quando mi sono svegliato ho trovato sotto il mio cuscino l’immaginetta di Giuseppe Moscati il santo medico sepolto a Napoli. E chi sa quanti altri amici del cielo.
Il 3 settembre 2000, nel contesto del grande giubileo, papa Giovanni Paolo II ha beatificato Giovanni XXIII: quel giorno a San Pietro c’ero anch’io e ho avuto la possibilità di arrivare fin davanti al Papa, il quale – sicuramente conoscendo il mio caso perché il monsignore che gli stava accanto presentava ognuno – mi ha fatto una carezza e mi ha detto «Coraggio piccolo fratello, abbi fede». Stando a quanto detto sopra, stavo proprio vivendo i miei ultimi giorni… ma ora sono qui a raccontarvelo!
Insomma, per farla breve, non ho avuto quella certezza di essere stato graziato per l’intercessione di uno dei nostri santi in particolare, come nel caso della signora Floribeth che ha sognato di vedere e sentire Papa Wojtyla che le diceva «alzati, non avere paura», ma il miracolo c’è stato. E il segno evidente è la serenità di fondo e l’abbandono nelle mani di Dio. Tanto ho guadagnato con questo passaggio nella mia vita che, scherzando, dico ai fratelli che mi dispiacerebbe molto morire in un incidente d’auto e non per il male che mi ha colpito! Ho compreso allora molto bene il racconto di Gv 8: «Una cosa sola so, ero cieco ma ora ci vedo», perché alla fine i miracoli li fa solo Dio. E ora che i due processi si sono conclusi felicemente, mi resta solo di attendere un segnale da frère Charles o da piccola sorella Magdeleine!
fratel Oswaldo jc
Grazie, da chi ha attraversato, nel settembre del 2000, l’ansia, la paura per lo stesso
problema, e…, aver ritrovato dopo, ancora la vita.