Il nuovo numero della rivista Jesus Caritas – Famiglia Carlo de Foucauld (luglio 2014) sta suscitando vivo interesse in diversi dei nostri amici lettori, forse perché interamente dedicato alla figura del beato Charles de Foucauld. Raccoglie in modo tutto speciale due interventi “autorevoli” dei piccoli fratelli di Gesù, Hervé e Marc, il primo l’attuale priore ancora per qualche mese.
Fr. Hervé Janson ci ha gentilmente concesso di pubblicare la relazione che ha tenuto all’Assemblea annuale dell’Unione superiori maggiori, tenutasi dal 27 al 29 novembre 2013, il cui tema di fondo è: «come mi ispira/sfida/illumina per il mio servizio lo stile di papa Francesco? Per evitare ripetizioni ognuno può parlare partendo dalla propria esperienza personale e dal proprio carisma. Per esempio: i mendicanti: la semplicità; i missionari: le periferie esistenziali; i fratelli: la solidarietà» e via dicendo. Diversi sono gli spunti che meriterebbero una veloce sottolineatura, ma ci limitiamo all’apporto specifico riguardante il servizio dell’autorità. «Povero me, scherza il Nostro, ho voluto mettere le mani avanti quando mi è stato chiesto di intervenire nel corso di questa Assemblea dicendo che la mia esperienza è troppo ristretta per interessarvi. Fatica sprecata: ho dovuto chinarmi, e mettere in pratica, così, il mio voto di obbedienza. Penso che non l’ho mai tanto esercitato come da quando svolgo questo servizio».
Il vero significato dell’autorità è racchiuso nell’etimologia del termine, la cui radice latina significa «far crescere». «E questo è magnifico – continua Hervé –, perché proprio questo è il nostro servizio, nella sequela di Gesù, venuto non per essere servito, ma per servire, per dare la vita e darla in abbondanza. O meglio, al nostro livello di discepoli, fare in modo che questa vita donata da Gesù circoli in abbondanza in ognuno dei nostri fratelli, perché ciascuno possa crescere in umanità». Crediamo tuttavia che l’autorevolezza della vocazione dei piccoli fratelli di Gesù sia limpidamente delineata nelle loro Costituzioni che lo stesso fratello priore cita, una vocazione contemplativa peculiare: «l’adorazione del Cristo nell’eucaristia; la povertà evangelica; il lavoro manuale e una partecipazione reale alla condizione sociale di coloro che sono senza nome e senza peso nella società».
Molto interessante è anche l’intervento di fr. Marc Hayet, ex priore, anche lui sull’attualità del messaggio spirituale di frère Charles che ritiene «un messaggio decisamente rivolto al mondo, con un sguardo positivo, decentrato da noi stessi, per portarvi il vangelo dell’amore, in particolare ai più fragili e più lontani. Portare il messaggio dell’amore attraverso un reale atteggiamento di dialogo». Coincide con queste affermazioni anche l’intervento di padre Andrea Mandonico, vicepostulatore della causa di canonizzazione, quando fa emergere «qualche spunto sui legami che esistono tra Evangelii gaudium e Charles de Foucauld».
Il numero 135 di Jesus Caritas (che può essere richiesto alla nostra redazione) si chiude con l’apporto del benedettino Michael Davide che afferma con convizione: «Frère Charles rappresenta per la storia della Chiesa un punto di non ritorno, la cui profezia è caduta nel deserto del Sahara come un «chicco di grano» (Gv 2,24). Quel seme è marcito a lungo fino a portare il suo frutto in quei discepoli e discepole che non ebbe in vita e gli furono concessi dopo la morte, avvenuta ormai un secolo fa. La vita di frère Charles ha, in un certo modo, scardinato tutte le strutture che si ritenevano irrinunciabili per assicurare una vita consacrata di perfezione che fosse degna di questo nome. Remotamente la sua indole di esploratore nato ha aperto nuove piste e nuovi cammini ben prima che il Concilio Vaticano II ne prendesse coscienza».
fratel Oswaldo jc