Questo è il titolo di un bel libro di Raniero La Valle che, in un percorso davvero interessante nella storia e dentro la sua esperienza personale, arriva a porre come «domanda religiosa fondamentale» quella che sceglie come titolo della sua opera.
È la domanda che mi è risuonata dentro negli ultimi mesi pensando a quanto sta accadendo in Medio Oriente e in varie altre regioni del mondo.
Abbiamo accolto anche noi l’appello costante del Papa e quello della Chiesa italiana in particolare per la giornata di preghiera in favore de i cristiani perseguitati, svoltasi ieri, nel giorno dell’Assunzione di Maria.
Se questo è un Dio… Nella liturgia della XX domenica del Tempo Ordinario leggeremo nella prima lettura queste parole: «Così dice il Signore: “Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi”» (Is 56,1).
Il diritto e la giustizia appaiono come due valori umani e religiosi imprescindibili; quegli stessi valori che sono stati innumerevoli volte traditi dai credenti di tutte le religioni nel corso della storia. E quel che è peggio è che spesso tutto ciò è stato fatto «in nome di Dio».
La questione angosciante, per me credente, è come riconciliarmi con il fatto religioso che spesso si lega a contro-valori come l’intolleranza, la violenza, l’oppressione, l’omicidio, lo sterminio… Alcuni potrebbero obiettare che, in questi casi, non si tratta di religione, bensì di fanatismo, fondamentalismo, estremismo, ideologia, ecc.
Leggo nel vocabolario online Treccani: «religióne s. f. [dal lat. religio –onis, prob. affine a religare «legare», con riferimento al valore vincolante degli obblighi e dei divieti sacrali]. Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità; oppure il complesso dei dogmi, dei precetti, dei riti che costituiscono un dato culto religioso».
Strettamente legato alla religione è il comportamento umano, dei singoli individui e delle comunità, che in nome di Dio assumono atteggiamenti e prendono le loro decisioni.
Così ci capita di vedere che nel suo nome, ancora oggi, si intraprendono guerre, si perpetrano orrendi crimini, come quelli che si stanno verificando in questi giorni in Medio Oriente e in diversi altri paesi del mondo.
La domanda religiosa e storica di Raniero La Valle allora diventa domanda etica fondamentale, attualissima per l’uomo contemporaneo. Può essere un Dio quello nel cui nome si perseguitano altri uomini? Può essere un Dio quello che impone di non avere misericordia nei confronti di chi non crede in Lui? Possiamo considerare Dio chi garantisce terra, pace, stabilità a un popolo a discapito di altri popoli? Può essere un Dio chi chiede di trucidare coloro che non la pensano come lui?
D’altra parte non è possibile neppure fare di tutta l’erba un fascio, considerando questi comportamenti come l’essenza di tale o tal’altra religione. Sappiamo bene che in tutte le religioni c’è il «grano» come c’è la «zizzania»; c’è l’autentica esperienza spirituale come c’è l’infestante presenza dell’ideologia e del fondamentalismo. Sebbene, purtroppo, non si possano separare definitivamente è però doveroso non accettare la tentazione di assumerli come dati esaustivi di un determinato credo.
Ma l’uomo di oggi non si può sottrarre alla responsabilità di chiedersi «se questo è un Dio»! Non è più possibile. E per questo ogni uomo ha bisogno, urgente bisogno, di confrontarsi con gli altri, con chi la pensa diversamente da lui, con chi crede in un altro Dio, con chi magari non crede in nessun Dio.
Tutto questo per combattere l’antico peccato, comune alle religioni rivelate, dell’idolatria: distruggere gli idoli per credere nel vero Dio.
La preghiera rimane una delle armi di cui sentiamo maggiore necessità. E così ci ritroviamo dentro uno dei valori fondamentali delle religioni: il dialogo con Dio, lo stare davanti a Lui. E dentro tale dialogo supplicare, invocare, «con forti grida e lacrime», il dono della pace.
fratel Marco jc
Grazie, Marco. Condivido in tutto e per tutto, con molta tristezza. Che il Signore sostenga la nostra speranza…