Questo titolo, che poteva essere un po’ più poetico o spirituale, vale per me che sono appena rientrato dal mio lungo soggiorno a Nazaret, ma vale soprattutto per il nostro carissimo fratel Alvaro che, dopo un lungo «pellegrinaggio» in diversi ospedali durato circa un anno e la sosta-convalescenza all’Abbazia del Goleto, finalmente è ritornato in sede con la gioia dei fratelli e di quanti – per diversi motivi – sono legati ad «abuna Alvaro» come di solito è chiamato.
La mia presenza alla fraternità di Nazaret voleva essere un piccolo sostegno ai fratelli durante l’estate (vista l’assenza di Alvaro per motivi di salute) giacché di solito vengono sollecitati dai pellegrini che sempre più numerosi si recano in fraternità per degli incontri, la celebrazione eucaristica e specialmente per visitare la cappella di frère Charles di Gesù. Ma, a causa della guerra a Gaza, i pellegrini non si sono visti in tutti i luoghi santi, Gerusalemme compresa. Per la gente del posto tutto questo ha comportato enormi disagi sul piano del lavoro e quindi dell’economia familiare. Per noi, invece, è stato un periodo di silenzio e di ascolto di quanto stava accadendo nei dintorni.
Non è facile vivere in Medio Oriente a causa delle tensioni sempre all’ordine del giorno. Anche se non si parla necessariamente di disordini ovunque, è vero però che si respira un’aria di preoccupazione e d’incertezza per il domani, vale in modo particolare per chi non ha nessuna via di uscita, come il caso dei cristiani sempre più accerchiati da folle immense di musulmani che spesso faticano a non ascoltare certe voci «profetiche» che annunciano la vittoria sull’Occidente visto solo nella sua dimensione negativa. Parliamo due linguaggi diversi, e sembra che non ci sia nessuno in grado di dire che tutti i credenti in Cristo abbiamo a cuore la stessa lotta contro l’ingiustizia, la povertà e le strutture di peccato.
È perciò ammirevole la vita di quanti, per scelta personale o per l’annuncio del vangelo, sono presenti in questi «luoghi caldi» del pianeta. Sono molte le comunità religiose, spesso piccole di numero, che vivono quotidianamente a contatto con altri mondi. Sono mondi – diceva il cardinale Martini – che convivono senza compenetrarsi, nei migliori dei casi ignorandosi a vicenda. Avvertiamo, perciò, la necessità di sostenere i nostri fratelli, a cominciare con la preghiera e l’amicizia. L’esperienza ci dice che molte volte il mondo che ci circonda e le persone che frequentiamo determinano il nostro stato d’animo e la stessa vita spirituale. Chi vive in Terra Santa ha bisogno continuamente di munirsi di tanta pazienza e fiducia.
Tornando al nostro abuna Alvaro, è il fratello che vive a Nazaret da più tempo, e proprio oggi ricordiamo il 18° anniversario dell’arrivo della nostra fraternità in seguito all’appello-invito delle piccole sorelle di Gesù per continuare la presenza al seguito di Charles de Foucauld. Più ci avviciniamo al centenario della morte di frère Charles, più ci rendiamo conto che la nostra vocazione – e oserei dire la vocazione dei cristiani in Medio Oriente – è proprio la testimonianza con la semplice presenza. La presenza è sorgente di amicizia e un segno di speranza concreta per molti, soprattutto dei più minacciati.
Con queste poche righe vorrei esprimere tutta la mia gratitudine ai fratelli Marco e Paolo per le settimane che abbiamo condiviso insieme, per gli scambi tra di noi e gli amici che frequentano la fraternità, per le gite e i pellegrinaggi che ci hanno permesso di pregare insieme in altri luoghi e anche per cercare di «guardare il mondo con gli occhi di Dio». E ad Alvaro un sincero bentornato e soprattutto un «mangia e bevi perché la strada è lunga»!
fratel Oswaldo jc
grande alvaro! che bella notizia il tuo ritorno a casa. speriamo di vederci presto
Felice di vedervi in foto mi auguro di potervi abbracccciare al prossimo incontro .sono sempre con voi anche se non mi vedete
contento per Alvaro che si è rimesso in salute e per Osvaldo che è tornato alla base: un abbraccio in comunione fraterna.
davvero ben tornato a casa e sono contenta di averti trovato “a casa” anche se, per me, il tempo
è stato breve. Un abbraccio!
Ciao abuna Alvaro, sono felice per il tuo ritorno a Nazareth. Quella terra ora è meno sola perché sa che tu sei tornato.:-)
Carissimo Alvaro, forse tu non ti ricordi di me (chiedi spiegazioni a Marco che sono il suo amico Bepi); volevo solo dirti che sono felice per la tua guarigione e il ritorno a Nazareth. Forse il prossimo anno ci vedremo con la mia parrocchia proprio nellatua comunità. Una preghiera reciproca e un abbraccio a tutta la comunità, in particolare a Marco.
don Giuseppe