GianCarlIeri abbiamo celebrato durante l’Eucaristia a Limiti i 45 anni della nostra fondazione. Non a caso la nostra fondazione coincide con la prima Eucaristia celebrata.

Fin dall’esperienza a Casalecchio, Gian Carlo e Piero, immersi nella chiesa Bolognese guidata dal cardinal Lercaro, hanno colto nella celebrazione Eucaristica il cuore della loro vita.

Riportiamo alcune parole di Gian Carlo nell’omelia di ieri.

Il motivo importante per noi e per voi è di ritrovarci insieme oggi a celebrare l’Eucaristia.

img00245 anni fa arrivammo da Bologna il 4 ottobre Piero ed io, ci guardammo attorno nel cantiere che comprendeva chiesa e locali parrocchiali e non essendoci neanche un letto andammo a dormire in fraternità a Spello. La domenica 15 ottobre celebrammo la prima Eucaristia in una cappella improvvisata, presieduta da don Venanzo (perché noi due non eravamo ancora preti) con un numero di presenti che stavano larghi nelle dita di due mani. E così è andata avanti fino a Natale quando ci ritrovammo in una cinquantina di persone.

La gente si chiedeva: chi so’ ‘sti du’ bardasci? (chi sono questi due ragazzi?), che so’ venuti a fa’?. Questo dipendeva dal fatto che davano una lettura politica alla nostra presenza, dato che ci trovavamo in una zona molto anticlericale. Una vecchietta trovò la risposta nel libretto che le avevamo regalato (che era il Vangelo): ho letto che Gesù era scappato dai genitori per andare a Gerusalemme…sarà stato così anche per voi due!

Una sera avevamo bisogno del vino per la Messa e andammo da una nonnina a chiederne un po’ e dopo chiedemmo del vino per la tavola. Li prese dalla stessa botte e noi le dicemmo che ci sembrava esagerato usare a tavola lo stesso vino della Messa. Lei ci disse: “Ma non capite? Noi lo facciamo bene il vino e quindi è buono per la tavola e per la Messa”.

Il desiderio mio e di Piero fin dal nostro arrivo è stato di portare la celebrazione della Messa nella vita e la vita nella Messa.

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La nostra Eucaristia non era differente dalle altre, solo cercavamo di celebrarla con le attenzioni e la cura necessarie; allo stesso modo cercavamo di vivere i momenti, le situazioni della giornata, gli incontri tra di noi e la vita con la gente, prendendo a cuore, celebrando la vita in tutti i suoi aspetti.

I due aspetti da evidenziare sono stati il Libro e il Calice, così come amavamo ripetere. Per questo cominciammo a portare in processione l’Evangelo sopra le teste della gente (l’autorità della Parola) e a distribuire la comunione sulle mani (che sono il tabernacolo di ciascuno)…cose che oggi sono pacifiche ma 45 anni fa creavano scandalo. Ci auguriamo che queste idee siano sempre più presenti nelle nostre fraternità.

fratel Paolo jc e fratel Gabriele jc