Il 2 novembre è senza dubbio una data importante per la vita della Chiesa: la commemorazione dei fedeli defunti. La tradizione, che nella Chiesa latina viene fatta risalire ai monaci di Cluny, è molto antica e si basa sul concetto della Comunione dei santi: tutti i credenti in Cristo che sono santificati nel Battesimo e resi un solo corpo in lui.
In ospedale, la dimensione della morte, è certamente un aspetto molto sentito, in quanto essa rappresenta una sorta di compagna di viaggio, a tratti un nemico contro cui lottare, che si affaccia non di rado nell’esperienza di operatori e degenti.
Per tutti il due novembre ha assunto una nota di mestizia che rischia di accompagnare questa memoria nel ricordo nostalgico di tante persone che ci hanno lasciato nel corso del nostro cammino. Le campane che «suonano a morto» ne sono un segno evidente.
Questa mattina all’Ospedale «Sacra Famiglia» di Nazaret abbiamo celebrato questa memoria, ma in un contesto tutt’altro che nostalgico e triste. È iniziata con oggi la celebrazione mensile dell’Eucaristia offerta in arabo per tutti coloro che vivono in relazione più stretta con l’ospedale (malati, impiegati, infermieri, dottori,…); un’iniziativa proposta e promossa dal gruppo «Pastoral care» che ha desiderato inserire la cura della vita spirituale come elemento essenziale del farsi carico di ogni persona.
I canti animati dallo stesso gruppo erano pieni di ritmo e dunque di gioia. I partecipanti hanno così avvertito in misura maggiore la gioia dell’incontro tra di loro e con i cari defunti. Un momento particolarmente toccante è stata la preghiera dei fedeli. In essa ognuno ha potuto dire ad alta voce uno o più nomi delle persone che intendeva ricordare. È risultata un’occasione per rendere presente una schiera di persone che hanno così preso parte all’Eucaristia. La grande festa dal giorno precedente, la solennità di tutti i santi, è stata la chiave di lettura per la celebrazione odierna: i defunti che hanno lasciato questo mondo nel nome di Gesù e della sua misericordia, sono parte di quel numero infinito di amici che continuano a camminare con noi, accompagnandoci nella sequela dell’unica «voce», quella del Figlio di Dio, che fa passare tutti dalla vita alla morte.
fratel Marco jc