L’itinerario quaresimale che stiamo percorrendo potrebbe essere una buona occasione per fare una sincera verifica – una revisione di vita nel linguaggio della Fraternità – su quanto sta accadendo nella nostra vita ecclesiale-comunitaria, familiare e personale. Nel farlo è importante che teniamo presente che dall’inizio del pontificato di papa Francesco, ma soprattutto a partire dalla pubblicazione della Lettera apostolica Evangelii Gaudium, la Chiesa intera è entrata, di fatto, in una fase di riforma delle sue istituzioni e delle sue strutture, e si avvia, si spera, verso un profondo rinnovamento spirituale di tutti i suoi membri.
Lo spunto, la domanda di partenza potrebbe essere questa provocazione: a partire dal 13 marzo 2013, data dell’elezione di papa Francesco, che cosa è cambiata nella nostra fraternità o nella nostra famiglia? E nella mia vita personale? Se la risposta è “niente”, le interpretazioni potrebbero essere almeno due: o guardiamo alla Chiesa dall’esterno senza sentirci veramente parte costitutiva di essa, membra vive del corpo di Cristo; oppure, di fronte agli inviti pressanti a metterci in discussione, siamo così bravi da ammettere con il giovane ricco «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza» (Mc 10,17-30). Ma in quest’ultimo caso Gesù per primo ci direbbe «una cosa sola ti manca», e certamente si tratterebbe della cosa necessaria e fondamentale per essere veri discepoli suoi.
Personalmente ricevo tanta luce da due testi della Scrittura: il primo è il dialogo tra Giovanni il Battista e la folla accorsa ad ascoltarlo e a farsi battezzare (cf. Lc 3,1-18). Alle diverse categorie di persone che lo interrogavano su quello che dovevano fare, la risposta era una sola e valida per tutti: «Fate frutti degni di vera conversione». Ricordiamo qui che il Nuovo Testamento per indicare la conversione adopera il termine greco “metànoia” che indica un «cambiare i ragionamenti», un cambiamento di schema mentale, di passare da un modo comune di ragionare a quello secondo il vangelo di Gesù Cristo. La presenza delle differenti categorie che avvertono la necessità di essere istruite dal Battista sta a significare che la conversione personale ha necessariamente una conseguenza comunitaria e sociale, anzi potremmo aggiungere che ne è il presupposto. Tutti quindi abbiamo bisogno di rivolgere al profeta la medesima domanda: «Maestro, e noi, che dobbiamo fare?».
Il secondo testo è il salmo 139 (138): «Signore, tu mi scruti e mi conosci, ti sono note tutte le mie vie»… Il salmista rende lode a Dio perché «hai fatto di me una meraviglia stupenda»; l’uomo non è stato creato in una “fabbrica” di uomini, ma «mi hai tessuto nel grembo di mia madre», tutto era noto a Dio «mentre venivo formato nel segreto». Chi rilegge e prega con questo testo riconosce innanzi tutto la meraviglia delle opere di Dio e il miracolo della propria vita. Dio non mi ha creato “per caso”, ma mi ha progettato, ha pensato a me, ha accompagnato i miei giorni mentre mi sviluppavo nel grembo di mia madre. E allora devo considerare con maggiore serietà che faccio parte dell’opera di Dio, anzi è Lui per primo che mi considera il suo capolavoro! Dio è rappresentato qui dal pio israelita con l’immagine del tessitore: ma non dobbiamo pensare al semplice manovale bensì al disegnatore, quindi a un Dio creatore e creativo, che non si ripete, ma esprime sempre il meglio di sé nelle sue singole opere.
La prima caratteristica del credente è quella di sentirsi amato da Dio e la seconda quella di avvertire la propria piccolezza e fragilità di fronte al suo immenso amore. Quindi nel tentativo di essere a tu per tu con il Signore – in un “tête-à-tête” con Gesù direbbe frère Charles – il nostro salmista conclude: «Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, vedi se percorro una via di menzogna». Quest’ultimo passaggio è stato tradotto dai biblisti anche con una «via di dolore», «di idolatria», «di iniquità»; e ognuno potrebbe aggiungere dei termini secondo la propria sensibilità, o meglio secondo la propria sincerità: una via di falsità, una via di comodità spirituale, una via di vita spirituale quanto basta; oppure con papa Francesco potremmo seriamente interrogarci: vedi se vivo in uno stato di mondanità spirituale.
fratel Oswaldo jc
Le tue riflessioni sono un richiamo ed una guida per affrontare il cammino quaresimale. Attingerò a piene mani…
Grazie!
Manuela