Ho seguito le notizie che parlano di argomenti di “interesse nazionale” e soprattutto ho notato l’assenza di altre che sembrano non suscitare più attenzione. E così rimango sconcertato quando si tratta in un modo così ricco la discussione tra i VIP a proposito delle dichiarazioni di Dolce e Gabbana sul loro punto di vista circa le adozioni delle coppie omosessuali. Scopro che Elton John, e con lui altri, hanno deciso di dare fuoco a tutti i capi di abbigliamento in loro possesso, realizzati della ditta dei due stilisti, in segno di protesta per il loro modo di pensare…
Allo stesso tempo, vivendo in Medio Oriente, noto il perdurante silenzio sulle vicende, più drammatiche, di ben altri roghi in cui si perde la vita “per il semplice fatto di essere cristiani”. Perché, mi domando, è così importante un punto di vista, peraltro personale e più che rispettabile (a parte l’infelice espressione dai «figli sintetici»), mentre lo è così poco la sorte di milioni di persone delle quali pochi si preoccupano? Un segno di tale deriva è stato anche il dibattito delle Istituzioni Italiane sul riconoscimento (di fatto mancato) dello Stato di Palestina. Una pessima figura a livello internazionale e soprattutto uno schiaffo morale a quanti si aspettavano una presa di posizione coraggiosa da parte di quell’Italia che, malgrado tutto, da queste parti è guardata con tanta simpatia. E l’esito delle recenti elezioni israeliane non porterà certo a nulla di buono per il processo di pace (o quel che ne resta) tra i due popoli eternamente in conflitto.
Ritornando alla “più importante” diatriba tra stilisti, cantanti e quant’altro, un articolo titolava: “Ma non eravamo tutti Charlie?” Io, che non mi sono mai sentito più di tanto quel tipo di «Charlie», penso che abbiamo smarrito il senso della misura, del rispetto delle opinioni altrui e della possibilità di esprimere il proprio pensiero, come anche il contatto con gli aspetti più semplici e veri della vita. Non voglio sminuire il desiderio della paternità o della maternità di chiunque o banalizzare l’amore umano, ma mi sembra evidente che, uno dei valori più importanti di una democrazia, sia la libertà di espressione, magari proprio su quei valori che l’occidente sembra aver perduto. E per lo smarrimento dei quali veniamo guardati con diffidenza e commiserazione, non certo come esempio da imitare, da diversi popoli di molteplici culture e religioni, cristiani compresi.
Come può un cristiano che vive in Medio Oriente accettare che si dimentichi la sorte di un numero sterminato di fratelli e sorelle, o che non si cerchi di attivarsi seriamente per la soluzione di conflitti di cui l’occidente è quanto meno corresponsabile?
La sinistra sensazione di un disegno ben preciso che sta dietro alle parole ed ai silenzi si affaccia alle nostre coscienze e ci interpella con drammatica urgenza. E ci accompagna una Parola inquietante, che ci mette in crisi: «se questi taceranno, grideranno le pietre!»
fratel Marco jc
Un giornalista latinoamericano commentando i fatti riguardanti “Charlie hebdo”, si domandava: “Come mai, di fronte a migliaia di innocenti che vengono trucidati ogni giorno in Medio Oriente, nessuno pensa a organizzare una marcia, mentre per la morte di alcuni pochi bestemmiatori scende in piazza tutto l’Occidente?”. Forse non aveva tutti i torti. Questo articolo è bruciante, ma fa riflettere.
E’ vero, nessuno ne vuole parlare, neanche nelle nostre chiese durante la santa messa festiva o nei giorni feriali, oppure qualche
accenno nelle omelie, niente! solo silenzio! un comodo silenzio!
Caro fratello è spesso solo rimorso che proviamo nelle nostre coscienze,cattedrali di pensieri e costumi vari,ove ciò che il Signore ci imprime, si disperde nei ritmi europei e spesso altelenanti di quello che diciamo essere il Bene comune.Non è possibile che si parli di problemi attuali, di riforme sociali ed altro ma nn di questo lento quotidiano morire di tanta gente.Bisogna fermare questa sorta di genocidio fisico e morale.Con la preghiera al Padre ma organizzandoci per arrivare alla pace ed ottenere Giustizia e Vita.Lo stesso papa Francesco ieri qui a Napoli lo ha ribadito parlando si di lavoro e questione sociale ma di DIGNITA’ che significa anche diritto e libertà di professare la propria confessione ovunque,atteso che siamo tutti di passaggio ed ovunque.Un abbraccione renato.
Questo silenzio dura ormai da almeno quattro, cinque anni non solo nei media nostrani , ma anche nelle nostre chiese. Mi sono subito chiesto di fronte alle immagini dei 21 Fratelli trucidati mentre pronunciano il nome di Cristo, se sarei stato capace di morire in modo così esemplare: Sono state immagini che fanno riflettere mentre ci avviciniamo a vivere il VENERDI’ SANTO