L’ondata di caldo di questi giorni nella nostra fraternità di Nazaret è stata temperata dall’ondata di giovani che sono passati -e continuano a passare- comunicandoci un po’ della loro freschezza.
Proprio così. Quest’estate stiamo vivendo dei giorni molto belli per la presenza di tanti gruppi di giovani che, ci raccontano i loro accompagnatori, nonostante la preoccupazione dei loro genitori, si sono lanciati all’avventura della conoscenza della terra del Santo.
I gruppi erano molto diversi per età (da ragazzi quindicenni a giovani universitari ad altri già inseriti nel campo del lavoro) e per provenienza (soprattutto francesi ed italiani). Da subito e con stupore abbiamo notato che tutti erano molto ben preparati a vivere l’esperienza del pellegrinaggio e lo abbiamo capito da alcuni piccoli ma significativi atteggiamenti: nessuno portava con sé, o almeno durante gli incontri, quelle tavolette digitali che rapiscono l’attenzione non solo dei giovani; addirittura diversi ragazzi prendevano appunti e dalle loro domande si intuiva che non si trovavano “sulle nuvole”. La loro serietà e la loro trasparenza nei momenti di preghiera, il vedere nei loro volti il desiderio e la gioia di incontrarsi con il Signore che proprio in questa terra si è fatto uomo, è stato per noi fratelli come un richiamo a rinnovare questo slancio fiducioso verso il Padre.
Dato che il nostro Marco si trovava in Francia per accompagnare un gruppetto di ragazzi nazaretani ad un campo, in collaborazione con Paolo e poi da solo, ho dovuto lasciare da parte il mio timore di parlare in pubblico e mi sono ritrovato a raccontare di fr. Charles a gruppi di 40 e di 60 giovani. Chi mi conosce un po’ capirà la portata della mia affermazione!
Molti di loro non avevano mai sentito parlare di Charles de Foucauld e così, come primo approccio, ho cercato di presentarlo il più semplicemente possibile: l’ho descritto come un innamorato pazzo di Gesù.
I ragazzi si sono mostrati interessati al fatto che questo innamorato fosse venuto qui a Nazaret per condurre una vita comune, ordinaria, senza niente di “speciale”.
Questa scelta è appunto il frutto dell’amore folle di fr. Charles per la persona di Gesù, amore che lo ha spinto a cercare di imitarlo il più fedelmente possibile nella sua vita di Nazaret. È questa una delle intuizioni fondamentali di fr. Charles: gli anni nascosti di Gesù a Nazaret non sono privi di valore per il fatto che ne sappiamo poco, anzi, proprio perché poco ne sappiamo possiamo supporre che Gesù abbia vissuto come qualsiasi altro uomo del suo tempo e tuttavia, attraverso la sua quotidianità, era già pienamente segno dell’amore gratuito del Padre per ogni creatura. Così anche noi, nella nostra quotidianità possiamo vivere un profondo rapporto con il Padre e diventare, con la nostra amicizia, dei piccoli segni di amore per gli altri.
A queste affermazioni, uno dei nostri giovani ospiti si è lasciato andare nell’espressione: «cavolo! Non avevo mai pensato che si potesse vivere una relazione piena con Dio in una vita normale».
Charles de Foucauld in seguito, in mezzo ai Tuareg nel deserto, capì che era possibile vivere «come Gesù a Nazaret», una vita fatta di relazioni di amicizia, di lavoro, di preghiera, anche senza essere a Nazaret ma in mezzo a popolazioni del tutto lontane per religione e per cultura, stando semplicemente in mezzo a loro senza alcuna pretesa e senza niente imporre ma cercando solo di essere buono con tutti. A tali affermazioni diversi dei nostri giovani pellegrini, alcuni di essi manifestando la loro difficoltà a vivere la propria fede, sono rimasti colpiti da questa proposta: essere di fronte all’altro nella totale gratuità, nel rispetto ma senza negare le proprie radici.
È questo il messaggio e la testimonianza che ci sforziamo di comunicare a quanti passano dalla nostra fraternità. È noto a chi la conosce che in essa non vi è “niente” da far vedere, non abbiamo una struttura architettonica che possa attirare l’attenzione e tanto meno è un luogo legato all’archeologia e a tradizione bibliche, piuttosto è il luogo in cui custodiamo una memoria, quella di fr. Charles che ci ricorda che una vita ordinaria non è priva di importanza in quanto così è stata vissuta da Gesù. Proprio per questo Nazaret è così importante per i piccoli fratelli e le piccole sorelle.
L’incontro con i giovani è stato quindi molto arricchente innanzitutto per me, perché con la loro trasparenza, con le loro domande e raccontando le proprie difficoltà, mi hanno spinto a rivisitare ciò che è (e ciò che vorrei fosse sempre) al centro della mia vita: «come Gesù a Nazaret».
fratel Jonathan jc
Grazie Jonathan!
Sarebbe stato bello “intravedere”, in quei gruppi di giovani, i miei figli, ma….
Grazie x avermi spinto rivisitare ciò che dovrebbe essere il centro della mia vita
Felicidades: Que el Señor te bendiga.
saludos de tus padres y tus hermanos.
Grazie mille Jonathan per questa condivisione tanto bella!
Ciò mi ha dato una grande gioia ed una grande emozione di leggerti…e di ritrovare in questa esperienza il cuore della vita di Gesu di Nazareth, anche a Nazareth, un proposto per ogni gente nella quotidianita della vita ordinaria.
Ché Il Signore ti benedica anche Marco, Alvaro e Paolo.
Anne