CHARLES DE FOUCAULDIl numero 141/gennaio 2016 della rivista trimestrale di spiritualità «Jesus Caritas» è in fase di preparazione. I singoli contributi – scritti, riflessioni, meditazioni e testimonianze – ruotano attorno a due temi fondamentali: il Centenario della morte di Charles e l’Anno della misericordia. Anticipiamo qui un breve estratto dell’articolo di fondo con l’augurio che nel 2016 i nostri amici abbonati continuino a sostenerci e, perché no, ispirare altri ad abbonarsi!

Fare memoria di frère Charles di Gesù nel centenario della sua morte significa riconoscere il lungo cammino che la Chiesa ha percorso seguendo le sue orme a partire da quel tragico 1° dicembre 1916 quando cadde sulla sabbia, ucciso a Tamanrasset nel deserto del Sahara. La vita-morte di Charles de Foucauld è un evento ecclesiale a tutti gli effetti perché, come afferma il teologo Sequeri, «dovunque un sacerdote viva sinceramente la propria vocazione al discepolato come ministro ecclesiastico dell’Evangelo in seno alla condizione umana, la Chiesa ha già incominciato ad agire formalmente nella successione apostolica della confessione della fede, dell’ospitalità evangelica, dell’annuncio della salvezza, della speranza di riscatto delle opere di agàpe. Un sacerdote, un religioso, un cristiano, non sono mai senza Chiesa».

82A2E se i primi cinquant’anni sono stati caratterizzati dal susseguirsi di fondazioni (congregazioni religiose, istituti secolari, associazioni di fedeli e altre esperienze) che si ispirano al messaggio spirituale di Padre de Foucauld, a partire dal 1966 – all’indomani del Concilio Ecumenico Vaticano II – a oggi, è la Chiesa nella sua totalità che accoglie il carisma foucauldiano suscitato dallo Spirito. Un carisma che già Paolo VI, molto legato sul piano spirituale a frère Charles e ai fondatori più noti come René Voillaume e p.s. Magdeleine di Gesù, riconosceva ampiamente il 5 ottobre 1966 rivolgendosi alle Piccole Sorelle di Gesù: «Tutta la vostra famiglia religiosa Ci sembra segnare nella storia della Chiesa un atto della provvidenza, che rinnova gli esempi e le professioni di fedeltà al Vangelo»; e il 31 dicembre 1966, traendo occasione dal cinquantesimo anniversario della morte del Padre, papa Montini indicava in lui l’esempio di una testimonianza evangelica vivente: «Possa il luminoso messaggio di Padre de Foucauld esercitare la sua benefica influenza su un numero di anime sempre più grande per rivelare loro di quale amore il Signore le ama e a quale amore sono chiamate nel corso della loro esistenza quotidiana!» […]

62A6Il vescovo del Sahara, mons. Claude Rault, appartiene – di diritto – alla Famiglia spirituale di frère Charles, ed è ritenuto attualmente uno dei suoi pilastri. Il suo essere vescovo in un posto estremo, in una periferia del pianeta per dirla con papa Francesco, lo porta a mettere in atto lo stile pastorale dell’umile presenza (ma non solo presenza) e testimonianza del vangelo, anzitutto con la vita. Seguendo le orme di frère Charles, il vescovo Claude Rault e i cristiani in Algeria continuano a portare Gesù agli altri, a coloro che ancora non lo conoscono, ma che sono ugualmente da considerare fratelli e sorelle perché figli di Dio. L’islam e il deserto, l’Algeria e tutta la regione dell’Africa del Nord interpellano oggi la vita di tutta la Chiesa, dell’Europa e del mondo intero. Sono forti le parole che lo scrittore basco, José Arregí, adopera per raccontare il nostro momento storico e riteniamo attinente al nostro tema riportarne un passaggio.

Aylan, il bambino siriano ritrovato morto sulla spiaggia turca, è l’icona, la Pietà per i nostri giorni, il testimone del naufragio della nostra civiltà, con i suoi imperi di ieri e di oggi, con i suoi Stati intrappolati dalle proprie frontiere, tutte artificiali, con le sue Nazioni Unite soggette al diritto di veto da parte dei potenti, con la sua economia speculativa, assassina, destinata al beneficio di pochi, con la sua politica sottomessa ai poteri finanziari. E con le sue grandi religioni ancorate al possesso e alla diffusione della verità assoluta, impegnate nella conquista spirituale (e anche militare, che orrore!) del pianeta. Questa umanità sta naufragando. O la salviamo tutti insieme oppure tutti sprofonderemo.

DSC_0046I cristiani che vivono in mezzo ai musulmani, in Medio Oriente e altrove, spesso piccole Chiese che hanno resistito eroicamente alle invasioni, alle persecuzioni e alle discriminazioni lungo i secoli, tuttavia sono oggi dei testimoni viventi della fede in Cristo, «témoins vivants de la foi chrétienne parmi les musulmans», diceva piccola sorella Magdeleine di Gesù agli inizi della sua avventura spirituale. Andare verso quei cristiani, sovente molto poveri e dimenticati da tutti, è stata per la fondatrice delle Piccole Sorelle «l’intuition première»… E poi verso il mondo musulmano. Non possiamo in questa sede approfondire l’argomento, ma di fronte agli ultimi avvenimenti drammatici che hanno colpito i cristiani che vivono nel mondo arabo è lecito porsi la domanda: che sarebbe del mondo se un giorno scomparissero completamente i cristiani in Medio Oriente? E coloro che si sono salvati fuggendo, è lecito «cattolicizzarli» o, peggio ancora, «occidentalizzarli» senza considerare il loro patrimonio storico, spirituale, liturgico e teologico?

fratel Oswaldo jc