Il primo grande evento del Nuovo Anno per la nostra fraternità è stato il recarci in pellegrinaggio a Roma lo scorso sabato 2 gennaio. Avevamo nella mente e nel cuore di compiere questo atto di fede che vorrebbe esprimere la nostra intenzione di «entrare» nel 2016 con uno spirito rinnovato e pronto ad accogliere quanto il buon Dio ci tiene preparato.
L’apertura della Porta nella nostra diocesi di Foligno – come per tutte le diocesi del mondo – è stato un momento privilegiato e molto sentito dal popolo di Dio. Abbiamo avuto conferma da diverse parti che l’invito di papa Francesco ha ancora una volta toccato il cuore di moltissimi cattolici e forse anche di alcuni non cattolici e non credenti. Al di là di una semplice «obbedienza pacifica» alle disposizioni della Chiesa emerge nei singoli il desiderio di rinnovarsi interiormente e di considerare la vita cristiana come una conversione continua. Infatti incamminarsi verso e attraversare la Porta santa nell’Anno della misericordia significa «convergere» sempre più verso la persona di Gesù. Instaurare una vera amicizia col beneamato Fratello e Signore e cercare di imitarlo, ci ricorda sempre frère Charles.
Eccoci a Roma, dunque! La sveglia ci ha buttati giù dal letto molto presto, la giornata si annunciava fredda ed umida, ma il pensiero della meta da raggiungere riscaldava il cuore e quindi tutto il resto. E ne è valsa la pena perché siamo stati tra i primi a raggiungere Piazza San Pietro e ad attraversare i posti di controllo. Colpisce subito la super organizzazione dentro e fuori la basilica che favorisce l’affluenza dei pellegrini… Ci disponiamo quindi interiormente a compiere il gesto che ha un carattere fortemente penitenziale, portando ognuno con sé le cose buone a cominciare dai fratelli rimasti a casa, le persone care, le intenzioni affidate dagli amici, le proprie difficoltà – devo ricordare che il 2015 non ci ha fatto mancare i momenti di prova, ma ringraziando il Signore siamo qui e guardiamo in avanti – e i propri pesi.
Accade «qualcosa» ogni volta che si compie un atto di fede: attraversare una porta forse non per la prima volta, professare il Credo mentre si fa la fila per venerare la statua di san Pietro con le chiavi del regno in mano, celebrare il sacramento della riconciliazione, sostare a lungo in preghiera davanti a Gesù-eucaristia; ma farlo in questo momento, con questa persona che sono oggi, che siamo, è un avvenimento talmente forte e sempre nuovo. Usciamo dopo un bel po’ e ci rechiamo ad ammirare il grande presepe in piazza, incuranti come tutti gli altri del freddo e della pioggia per fortuna non tanto forte. A visita terminata ci accorgiamo che siamo sempre noi, le difficoltà e i problemi non sono spariti, le sfide del domani ci attendono senz’altro. Tuttavia qualcosa è successo. Si prova una gioia diversa, ci si sente più leggeri (anche dopo le feste natalizie!) e si ha la piena certezza che è proprio bello essere cristiani. «Vi do la mia pace, non come la dà il mondo».
Visto poi che la giornata non favoriva le passeggiate abbiamo optato per la visita alle Catacombe di Priscilla dove abbiamo avuto la possibilità di ascoltare tutte le spiegazioni da parte della guida, favoriti dal fatto di essere gli unici visitatori in quel momento, e ci siamo soffermati per commemorare la memoria dei martiri e ricordare il coraggio dei primi cristiani che in questo luogo si incontravano per celebrare di nascosto l’eucaristia. Cristiani e martiri di ieri e di oggi, quanta distanza e allo stesso tempo ci si sente contemporanei! Quanto mistero racchiude l’evento Gesù, gioia e dolore, luce e tenebra, peccato e riconciliazione, «ma a quanti l’hanno accolto ha dato la possibilità di diventare figli di Dio» (prologo di Gv).
«La Chiesa – dice papa Francesco – ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona… È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia» (Misericordiæ Vultus, 12).
Il primo passo crediamo di averlo vissuto bene e in prima persona, ora ci attende la parte un pochino più impegnativa: annunciare agli altri la misericordia del Padre!
fratel Oswaldo jc