DSC_0158Con il Simposio Teologico Pastorale «La vita umana è sacra, preziosa e inviolabile. Problemi del fine vita; accoglienza dei disabili», si sono aperte le celebrazioni della giornata Mondiale del malato. Quest’anno è stata scelta la Chiesa della Terra Santa, ed in particolare la città di Nazaret, come luogo principale di tale ricorrenza. Una delegazione guidata da mons. Zygmunt Zimowsky, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, è giunta a Gerusalemme nei giorni scorsi per lanciare alla chiesa ed al mondo intero l’invito ad interessarsi con passione, competenza e responsabilità alla persona del malato. 
In occasione del Simposio Teologico Pastorale il nostro carissimo amico il dott. Romeo Gubran ha preparato una bellissima testimonianza sulla sua esperienza di padre che accompagna il proprio figlio nel cammino di una malattia molto grave. Si tratta di Giulian, un giovane nazaretano che diversi di noi conoscono molto bene.
Le foto ritraggono la moglie Nihaia che parla a nome del marito in quanto bloccato dal suo lavoro in ospedale.

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Sua Beatitudine Patriarca Fouad Twal,
Sua Eccellenza mons. Zygmunt Zimowsky,
Vostre Eccellenze,
Reverendi Sacerdoti,
Sorelle e fratelli,

sono molto emozionato e mi sento onorato di essere qui, come padre e come medico, ad offrire la mia testimonianza in questo simposio teologico pastorale in Terra Santa, la mia terra. Spero di rientrare nei limiti di tempo dovendo raccontare una storia che mi coinv olge molto, la storia del mio secondo figlio Julian e della sua malattia. È stata un’avventura molto lunga che, come comprenderete, non posso spiegare nei dettagli.

DSC_0156La sua malattia è iniziata nel 2006. Nell’agosto-settembre di quell’anno mio figlio si è ammalato di un cancro alla gola, carcinoma del naso-faringe, una diagnosi molto grave. Le prime analisi sono state fatte all’ospedale francese di Nazaret e siamo stati aiutati moltissimo dal capo reparto di Laringoiatria, il dott. Zarura e dal defunto direttore dell’ospedale francese, il nostro caro amico dott. Salim Nakhle.

Non essendoci in tale ospedale i mezzi necessari per trattare casi del genere, mio figlio è stato trasferito, dopo una breve parentesi nella struttura di Belenson, all’ospedale di Rambam dove siamo stati accolti con grande cura e profonda attenzione dai medici e infermieri amici ed anche dal personale che non conoscevamo. Tutti si sono impegnati al massimo per cercare di affrontare velocemente questa grave malattia. Immediatamente Julian ha cominciato la chemioterapia e per tutti noi è così iniziata la «Via Dolorosa».

Da subito abbiamo sentito il bisogno di metterci nelle mani di Dio. Come figli di Nazaret ci siamo affidati alla madre di Gesù e madre nostra e ci siamo rivolti a Dio con le sue parole: «sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua volontà». La fiducia in Dio ci ha dato la forza di sopportare questa difficile prova, riuscendo a vedere Cristo sofferente in nostro figlio ed accorgendoci di quanto il Signore gli desse la forza e la pace necessarie per affrontare questa malattia.

Ci siamo rivolti anche ad alcuni santi particolarmente cari alla nostra famiglia: san Charbel e il beato Charles de Foucauld. Ogni mattina prima della terapia le parole di frère Charles sono diventate la nostra preghiera: «Padre mio, io mi abbandono a te…». In seguito ad un voto da me fatto al santo libanese, alla fine di questa «Via Crucis», abbiamo poi aggiunto a Julien il nome di Charbel.

Le nostre preghiere hanno raggiunto diverse parti del mondo, in particolare l’Italia attraverso don Guido di telepace e il Libano con l’ausilio di parenti ed amici. Durante la cura Julian non cessava di incoraggiarci a continuare a lavorare e studiare ed era lui a confortarci dicendo che la felicità si incontra quando Gesù ti dà di conoscere la gioia dentro il dolore. Quest’esperienza ha segnato profondamente mio figlio contribuendo a formare in lui una personalità forte e coraggiosa, fondata su una radicata e genuina fiducia in Dio.

DSC_0167La cura intensiva si è protratta per nove mesi e lentamente Julian è ritornato ai suoi studi ed alla sua vita normale.

Julian ha vinto la sua battaglia ed oggi compie 25 anni. Ha conseguito due lauree in giurisprudenza e diritto internazionale all’International Disciplinary Center (IDC) in Herzilia. Essendosi laureato con la lode è stato prescelto come primo arabo cristiano ad entrare nel Second Committee delle Nazioni Unite che discuteva alcuni argomenti legati al cambiamento climatico, tema trattato anche da Papa Francesco nella sua ultima enciclica «Laudato si’». L’ambasciatore della santa Sede alle Nazioni Unite monsignor Bernardito Cleopas Auza, avendo conosciuto il suo curriculum di Arabo Israeliano proveniente da Nazaret, ha dato la possibilità a Julian di vedere il Papa nel mese di settembre scorso durante la sua visita all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in America. Con questa esperienza ha chiuso un cerchio ed ha concluso un importante percorso formativo. Da alcune settimane è rientrato in Israele e nel marzo prossimo inizierà un nuovo lavoro in un grande Ufficio Legale di Tel Aviv.

Julian Charbel spera che un giorno la sua preparazione e il suo impiego potranno essere messi a servizio del processo di pace in Terra Santa.

Vi ringrazio moltissimo per il vostro attento ascolto e spero che la mia testimonianza possa contribuire alla riflessione ed alla preghiera per la Giornata Mondiale del Malato.

Dott. Romeo Jubran, Nazaret