IMG-20160217-WA0017In questo anno della misericordia non poteva mancare, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, una preghiera particolare in ospedale. Tra i malati ricoverati, specialmente quelli del reparto di geriatria, abbiamo così celebrato l’Eucaristia con l’imposizione del sacramento dell’Unzione.

IMG-20160217-WA0005Un’esperienza molto partecipata e ricca, nella quale abbiamo potuto idealmente aprire una “porta Santa”, forse tra le più significative e importanti per noi che lavoriamo nel mondo dei malati: la porta della misericordia rappresentata da tutti coloro che soffrono. Per loro papa Francesco ha avuto un’attenzione particolare: «Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare» (Lettera del Papa con la quale si concede l’indulgenza in occasione del giubileo straordinario della misericordia).

Non solo per loro l’esperienza della malattia può diventare veicolo di misericordia, ma pure per tutti coloro che li accudiscono e li servono: «L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza dell’amore del Padre che nessuno esclude» (Idem).

Non lasciare che il nostro benessere e talvolta l’opulenza in cui si vive, diventino un pretesto per dimenticare Lazzaro che vive ai margini dei nostri banchetti, rappresenta il modo più autentico di vivere questa quaresima: «Lazzaro è la possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo», perché «nel povero la carne di Cristo “diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura”. Inaudito e scandaloso mistero del prolungarsi nella storia della sofferenza dell’Agnello Innocente, roveto ardente di amore gratuito davanti al quale ci si può come Mosè solo togliere i sandali (cfr Es 3,5)» (Messaggio del Papa per la quaresima 2016).

IMG-20160217-WA0012Con questo spirito abbiamo dunque pregato con i malati e per i malati. Una preghiera che affonda le sue radici nella stessa Scrittura, come ci ricorda il rito stesso dell’Unzione dei malati: «[Gesù], che ha tanto sofferto per noi, ci dice per mezzo dell’apostolo Giacomo: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” ».

La celebrazione, semplice ma ben curata, è stata un modo molto efficace di riconoscere la presenza di Gesù in mezzo a noi, specialmente nel volto dei sofferenti. I familiari, il personale e i malati stessi hanno manifestato la loro profonda gratitudine per questo gesto di attenzione e per questa preghiera comunitaria.

fratel Marco jc