Il mese di marzo è trascorso velocemente grazie all’intensità dei giorni quaresimali e alla preparazione dell’evento legato al centenario di Charles de Foucauld. Ma, come ci capita di notare, il nostro fr. Charles spesso ci prepara sorprese inaspettate.
Dobbiamo ritornare un po’ indietro, al 5 marzo scorso, memoria dell’arrivo del beato Charles a Nazaret nel lontano 1897. Come ogni sabato la mattinata scorre rapidamente tra il lavoro in casa dei fratelli e il mio salire all’ospedale. Ad un certo punto suona il campanello. Si affaccia alla porta una signora di mezza età e chiede di poter entrare nel nostro giardino per pregare. Nulla di strano. Ad un certo punto però chiede una bibbia in ebraico… Non ci capita spesso questo tipo di visite ma la sorpresa diventa maggiore quando si presenta: si chiama Annabella, ed è una rabbina! Ci spiegherà durante il pranzo che sostanzialmente ci sono tre grosse correnti nel mondo ebraico moderno: quella ortodossa, quella conservatrice e quella riformata. Lei fa parte della corrente degli ebrei «conservatori» i quali hanno da tempo aperto alle donne la possibilità di specializzarsi nella conoscenza della Torah e nella eventuale conduzione della preghiera nelle sinagoghe.
Presentandosi ci mette al corrente che il suo lavoro è quello di guida turistica specializzata nell’accompagnare in particolare gruppi indonesiani. Ma il suo curriculum è davvero ampio, basti pensare che conosce sette lingue!
A motivo del suo lavoro era a Nazaret per guidare un gruppo. A pellegrinaggio finito però si era trovata già dopo l’inizio dello Shabbat e quindi nell’impossibilità di rientrare nella sua città di Gerusalemme. Vista poi la distanza dalla sinagoga di Nazaret Illit, troppo elevata da percorrere a piedi «per un cammino permesso in giorno di sabato» ha deciso di bussare alla nostra porta, ricordandosi che tanti anni fa era stata nella casa di fr. Charles e aveva goduto della bellezza del suo giardino.
La preghiera si è protratta a lungo, aiutata anche dalla bella giornata che il Signore ci aveva donato. Dalla preghiera siamo passati alla condivisione del pasto, benedetto da lei con la consueta formula accompagnata dallo «spezzare il pane» e dalla sua distribuzione ai commensali in segno di benedizione e condivisione.
Abbiamo potuto approfondire la conoscenza e soprattutto abbiamo ricevuto un caloroso invito ad andarla a trovare a Gerusalemme per visitare qualche zona della città a noi ancora sconosciuta. Invito che abbiamo raccolto con piacere. Alla fine del pasto ci ha cantato un salmo di ringraziamento e benedizione sulla tavola di coloro che l’avevano ospitata.
Quel giorno, la visita di Annabella, non è stato l’unico segno di delicata attenzione da parte di fr. Charles. Nel pomeriggio abbiamo accolto il coro dei ragazzi della parrocchia per un incontro su Charles de Foucauld e per un tempo di prove dei canti. Da anni partecipano al coro le pronipoti di Sobhe un carissimo amico musulmano che per decenni è stato un collaboratore assiduo delle Piccole Sorelle prima e dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas poi. Un’ebrea, alcune musulmane e diversi cristiani lo stesso giorno. Quasi a ricordarci che la convivenza è possibile.
Tornando alla nostra illustre ospite, alcuni giorni dopo, lunedì 14 marzo, siamo partiti alla volta della Città Santa entusiasti di una visita particolare accompagnati da una così singolare guida.
Ci siamo affacciati un modo più deciso sulla tradizione ebraica della città e così, dopo un buon caffè ristoratore ci siamo messi in cammino per la visita di alcuni luoghi significativi.
La prima sosta è stata la chiesa anglicana, la «Christ Church», accanto a porta Giaffa costruita ispirandosi alle sinagoghe. Si trattava della prima chiesa di culto protestante costruita nel cuore della Terra Santa ed essendo inserita in ambiente ebraico, gli autori si sono preoccupati di renderla “leggibile” a questi particolari vicini di casa. Così i segni che si riferiscono alla tradizione ebraica si moltiplicano all’interno della Chiesa.
Dalla chiesa protestante alla visita di alcune sinagoghe. Le prime, un complesso di quattro sinagoghe sefardite (si chiamano sefarditi quegli ebrei provenienti dalla Spagna espulsi nel XV secolo) ci hanno presentato una stupenda successione di sale per la preghiera. Nella prima si è notato sulla parete di fondo la presenza di due luoghi in cui custodire i testi sacri. Ci ha spiegato Annabella che uno era per la Torah (il rotolo contente i primi cinque libri dell’antico testamento) e l’altro per… il Corano! Si trattava di una scelta politica attraverso la quale la nuova comunità ebraica si presentava al potere musulmano come una comunità aperta e disposta al dialogo. Al di là di tutto faceva impressione pensare ad un gruppo di ebrei disposti ad accostare, anche solo fisicamente, i due libri sacri.
Attraversando poi il quartiere armeno ci siamo soffermati un momento nella sede del patriarcato dove abbiamo potuto contemplare la bellezza della sua struttura e notare la presenza di alcune croci incastonate nell’edificio intarsiate dentro una tipica decorazione araba.
Proseguendo il nostro cammino in modo circolare siamo rientrati nel quartiere ebraico passando sotto la porta di Sion. Siamo giunti così ad una piccola sinagoga Caraita. Gli ebrei appartenenti a questa sinagoga (il caraismo si formò, tra l’VIII e il IX secolo, in Mesopotamia, allora conquistata dagli Arabi musulmani. La nuova corrente fu fortemente influenzata dall’Islam) sono coloro che si rifanno direttamente ed unicamente al testo sacro senza passare attraverso le diverse interpretazioni rabbiniche e sottolineando in modo particolare la dimensione della «purezza» rituale. Anche noi, nell’entrare in sinagoga, abbiamo seguito le indicazioni del suo rabbino che ci chiedeva di indossare la kippà, di togliere le scarpe e di lavarci le mani. All’interno di questa casa per la preghiera, costruita al di sotto del livello della strada anche ad indicare l’abbassamento necessario all’uomo per incontrare Dio, abbiamo potuto ascoltare le spiegazioni del nostro amico rabbino che ci ha pure mostrato un rotolo della Torah molto antico scritto su pelle di gazzella. Un privilegio particolare dovuto probabilmente al rapporto di amicizia tra lui e rabbi Annabella.
L’ultima tappa del nostro tour è stata l’avvincente visita al tunnel che costeggia il muro del pianto fino al centro dell’attuale suq e che costituiva un cunicolo che percorreva le fondamenta dell’edificio del Tempio di Gerusalemme. Abbiamo potuto osservare la presenza di pietre di fondazione enormi, della lunghezza di 12 metri e oltre… Un magnifico plastico ci ha permesso di comprendere meglio la costruzione e le proporzioni del tempio nel corso della storia.
È stata senz’altro una visita rapida ma davvero ricchissima. La nostra nuova amica Annabella è stata veramente un segno di benedizione che abbiamo raccolto dalla delicata ma efficace intercessione del nostro amato Charles de Foucauld.
fratel Marco jc
Le sorprese di fr. Charles!
Grazie per questo lampo di speranza.
Bellissime le foto.
Che meraviglia, tutte queste porte aperte, in questi tempi così orribili di persecuzioni e violenze. La fede mi nutre e mi invita sempre alla gioia, mi sorprende e placa le ansie. Grazie Dio Onnipotente e Compassionevole.
Il beato Charles de Foucauld è un buon chiave per il dialogo tra le religione. Grazie per questo articolo e gli fotografie.
Davvero un ‘esperienza meravigliosa.
Mi sembra che il mondo di Nazaret così multi culturale e multi religioso rappresenti un assaggio di un mondo futuro anche per noi.
Un mondo nuovo multi colorato pieno di stimoli e di occasioni di condivisione in una pacifica convivenza di tutti i popoli.
Penso che fr. Charles ne sarebbe entusiasta.