L’arcivescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti, molto legato alla nostra fraternità e alla spiritualità foucauldiana, ha chiesto da tempo al nostro priore fratel Gian Carlo di predicare gli esercizi spirituali ai suoi preti. La salute del nostro fratello “maggiore” però non gli ha consentito di rispondere di sì a questo appello, ma non ha potuto sottrarsi all’invito di incontrare i giovani preti degli ultimi dieci anni di ordinazione. È stata un’occasione molto bella per noi (visto che l’ho accompagnato mi ci metto anch’io) per confrontarci con questi giovani preti ed il loro vescovo.
Il tema che don Luca (l’incaricato della formazione dei preti giovani) ha assegnato a fratel Gian Carlo è stato “il silenzio”. La chiacchierata del nostro priore è stata molto semplice e fraterna, ma soprattutto molto concreta e incarnata nella vita di tutti i giorni di un “prete di parrocchia”. Ovviamente l’esperienza di frere Charles ha fatto da “guida”, il suo vivere la vocazione del “pendolo” teso tra amore a Dio e amore al prossimo è in fondo l’esperienza che ogni prete è chiamato a vivere. Un “pendolo” che ha due poli tra i quali non è possibile stabilire “precedenze”, ma che nello stesso tempo non devono mancare assolutamente nessuno dei due. Il silenzio, colonna sonora della preghiera, è un’esigenza imprescindibile nel nostro rapporto col Signore e bisogna lottare con forza per avere momenti dedicati a Lui solo nelle nostre giornate….e tempi più prolungati nell’arco dell’anno.
Al termine della chiacchierata il Cardinale ha ripreso una frase di René Voillaume che aveva meditato quando era in seminario grazie al suo padre spirituale: “l’uomo che ha incontrato il Signore è quello che poi sarà capace di incontrare i fratelli”. Poi con fare affabile veramente da “buon pastore”, il cardinale di Perugia ha iniziato un momento di condivisione con i suoi preti mostrando anzitutto di “conoscere le sue pecorelle”, poi di sapersi relazionare con loro da padre, ma nello stesso tempo con la simpatia “fiorentina” del suo carattere.
E così in un clima disteso e veramente fraterno è scaturita una bella condivisione da parte dei giovani preti sul loro rapporto col Signore nel silenzio e nella preghiera. Le difficoltà legate alla vita frenetica delle parrocchie con le loro esigenze rendono difficile perseverare nella preghiera, ma la ricerca di mantenere una certa disciplina in questo senso è forte da parte di tutti.
Il desiderio di vivere fraternamente tra i preti sembra essere grande, soprattutto in queste nuove generazioni, ma un ostacolo è anche dovuto alla mancanza di case adatte alla convivenza di più persone. Il vescovo Gualtiero ha obiettato che lì dove è stata costruita un’abitazione grande e adeguata, di fatto è rimasta vuota…allora il problema è quello o no? Bisogna ammettere che i preti più “grandi”, abituati da sempre a vivere e lavorare da soli, fanno una certa fatica di fronte all’idea di vivere in comunità. Comunque non si può generalizzare se non col rischio di essere banali, perché ci sono belle esperienze di vita comune tra preti di generazioni molto diverse.
Una domanda del cardinale infine ha trovato tutti concordi nell’accettare la sfida di trovare una risposta: “come mai nei seminari si parla tanto e si insiste sulla vita comunitaria, mentre poi i preti faticano tanto a vivere insieme?”.
La riflessione di questi preti continua, noi siamo stati contenti di aver preso parte a questo incontro e conosciuto la bella realtà di questa “fetta giovane” del presbiterio perugino, molto aperti, disponibili, desiderosi di condividere la loro esperienza di vita presbiterale. E ancora più contenti di aver visto un pastore innamorato del suo popolo che veramente porta su di sé l’odore delle pecore e crea un ambiente bello di fraternità intorno a sé.
fratel Gabriele jc