Con la celebrazione eucaristica di domenica 6 agosto, festa della Trasfigurazione, c’è stato il passaggio di mano tra il responsabile di prima, fratel Paolo Maria, ora priore generale, e fratel Oswaldo. Assieme al priore è partito, questa mattina, anche fratel Jonathan che negli ultimi due anni ha fatto parte della fraternità del Goleto, entrambi ora hanno raggiunto Sassovivo per formare la fraternità del priorato. Abbiamo vissuto qui un lungo fine settimana caratterizzato soprattutto dalla presenza in abbazia di tantissimi amici che hanno voluto salutare chi era in partenza e chi è appena arrivato. Le parole di benvenuto più belle le ha pronunciate un anziano signore: «Noi vogliamo bene ai fratelli, ci dispiace quando qualcuno parte, ma la cosa più importante è sapere che ci siete». Per ben tre giorni c’è stato un passaggio continuo, per non parlare delle telefonate, abbiamo visto anche tante lacrime cariche di affetto e gratitudine…

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Dal 1990 ad oggi, infatti, i nostri fratelli si sono succeduti in questo luogo benedetto dalla presenza di san Guglielmo da Vercelli, fondatore del Goleto, e da una schiera di monache e monaci che hanno vissuto nell’antico monastero a partire dal XII secolo. Dopo circa duecento anni di abbandono, a partire dagli anni 70 del secolo scorso è iniziata la fase di rinascita con la presenza di padre Lucio De Marino, monaco a Montevergine. Attualmente il Goleto ha recuperato una parte consistente del suo splendere e del suo fascino. È senz’altro un luogo sacro molto amato dalla gente del posto e dagli irpini in genere. Certamente la presenza della fraternità – sulle orme di frère Charles – si colloca sulla scia della continuità e allo stesso tempo della discontinuità, tuttavia il sito conserva la sua vocazione primaria, quella di essere un «luogo dello spirito». Poi è anche importante dal punto di vista storico e culturale.

Dopo appena quattro giorni di presenza non mi è lecito dire tante cose (anzi è ora di mettermi al lavoro), ma mi limito a dire che la nuova fraternità è composta dal sottoscritto e da fratel Roberto. Come ben sappiamo, il numero ideale per una fraternità è il tre, ma il due è anche voluto da Gesù che «designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due» (Lc 10,1-16). Proprio ieri è arrivato Julio, un mio cugino, pittore e amante della bellezza, che ci farà compagnia per un mese, dopodiché si libererà un posto per chi volesse fare una sosta “forte” al Goleto. Quando Charles de Foucauld era nel deserto, assetato di avere qualche compagno-discepolo, scrisse che i candidati che volessero seguirlo dovevano essere pronti a morire di fame, a farsi tagliare la gola e, soprattutto, a obbedire in tutto allo stesso Charles. Non ebbe molto successo. Ebbene, noi siamo meno esigenti, ma chiediamo ugualmente tre cose: che vogliano vivere la vita fraterna intensamente, che amino la vita di preghiera e che sappiano cucinare!

È solo un modo per dire che abbiamo bisogno della vostra preghiera, per la nostra perseveranza e, perché no, affinché il Signore ci mandi il terzo fratello al Goleto. «Chiedete e vi sarà dato», ci dice il vangelo, è quello che facciamo. A presto!

fratel Oswaldo jc