Condividiamo volentieri questo testo interessantissimo del nostro caro amico don Salvatore, da poco inviato dalla sua diocesi in Puglia per una collaborazione in Valle d’Aosta. Il testo apparso su Facebook porta il titolo: “Lettera al fratello che celebra Halloween e i Santi”. Riflettere sulle sane tradizioni e il buon senso ci aiuta a crescere nella fede.
Carissimo, la tradizione della Valle d’Aosta, a partire dai suoi antenati, ha avuto sempre un nobile culto dei defunti. In questa tradizione, ancora oggi, molti nelle loro case preparano uno o due posti in più con relativa cena, per i defunti. Tale evento dice una presenza percepita diversamente, un riconoscere che la vita continua. Nel mio paese, a Canosa di Puglia, ci sono molti ipogei, cioè case per morti scavate sotto terra. I nostri ipogei nella loro forma richiamano il grembo materno, simbolo di vita e non di morte.
I defunti che venivano posti all’interno, erano posizionati in maniera fetale, come dei bambini nel grembo materno, simbolo di morte come nuova nascita. Anche tante tradizioni, poesie e narrazioni parlano in maniera rispettosissima di quello che è il culmine del mistero della sofferenza: la morte. Nessuno di noi può dire esattamente cosa sia la morte, ma ognuno può aver sperimentato cosa possa significare con la perdita di una persona cara. La filosofia, la poesia, la narrativa, l’arte hanno un grande rispetto di questo mistero dinanzi al quale ci si ferma a pensare. Lo stesso cinema e teatro hanno avuto tantissime ispirazioni da tale mistero, basti solo pensare alla tragedia. Come poi non ricordare i canti popolari e splendidi testi di cantautori che attingono il “flatus” di tanta bellezza proprio alla tragicità dell’esistenza. Il silenzio e la meditazione dovrebbero essere gli atteggiamenti da vivere, attraverso cui lasciare spazio alla nostra intimità, per risignificare anche i gesti più banali della esistenza.
Personalmente quando mi trovo dinanzi ad una persona arrabbiatissima, per aiutarla a ritrovarsi, come metodo, la invito ad andare al cimitero ed a fermarsi almeno per un’ora. Lì è più semplice capire la relatività dei problemi, il fatto che la nostra vita è una parentesi, lì comprendiamo meglio in fondo cosa siamo e cosa saremo. Le affermazioni fatte fino ad ora non appartengono alla religione, ma al buon senso ed alle sane tradizioni. Ho scoperto con immensa gioia che nel “patuà” non esiste la bestemmia. È importante chiedersi, specie per i più giovani: perché prendere il peggio da altri, se nella mia tradizione posso avere il meglio? Perché posso vivere e trasmettere tradizioni rispettose, mentre poi attingo a feste pagane che lo stesso mondo anglo-americano sta cercando di debellare? I nostri paesi attingono a tradizioni celtiche o pagane, ma fin quando sono rispettose, chiedono solo di essere meglio interpretate e risignificate. La sedia vuota e il cibo per i defunti non sono una tradizione cristiana, ma dietro c’è il rispetto per i defunti. Credo che il cristianesimo, anche per chi non è credente, abbia qualcosa da dire su questo punto. La sacralità del corpo è tale che va rispettata e benedetta. La sepoltura è come una semina per un corpo glorioso.
La vita umana è paragonabile a un verme che striscia, ma la morte diviene il bozzolo della trasformazione per diventare farfalle. Tra vermi e farfalle c’è una differenza notevolissima, eppure tutte le farfalle erano dei bruchi. La morte è come quel bozzolo che tutto trasforma. Vi è una differenza notevolissima tra un seme ed una spiga; eppure la spiga è venuta da quel seme che, morto nella terra, produce vita nuova. La terra, il marcire è per una vita nuova. Il seme deve morire per portare frutto. Per questi motivi, e altri su cui non mi soffermo, credo che più che stare a combattere Halloween con una vuota intransigenza, come educatori, genitori e formatori abbiamo la responsabilità di educare le giovani generazioni ed i nostri bambini. Invito tutti alla conoscenza e riflessione nei propri ambienti, dalle scuole alle case, come anche ai luoghi formativi o di svago come biblioteche o palestre. Non si può amare ciò che non si conosce! Credo che se questa festa commerciale sia passata è soprattutto perché non si conosce abbastanza la sua opposizione alla festa di tutti i santi. Nella notte del 31 ottobre, capodanno dei satanisti, si compiono le profanazioni più efferate. Prima di dire Halloween sì o no è bene chiedersi: “So veramente cosa sta dietro a tutto questo?”. Un pensiero di grande stima va dato ai nostri fratelli cristiani di confessione ortodossa; infatti la celebrazione di tutti i santi è paragonabile alla Pasqua. Celebrare con un’unica festa tutti i santi, specialmente le persone buone che abbiamo conosciuto in vita e che fanno parte di questa schiera, credo che richieda il rispetto di tutti, anche quello di chi non crede (fuso insieme), senza lasciare nessuno spazio al discernimento ed a una sana critica.
Auguro a tutti una felice solennità di tutti i santi e commemorazione dei defunti.
Con affetto e amicizia il vostro fratello e amico parroco,
Salvatore Sciannamea
Potete, per cortesia spiegarmi quest’ultimo passaggio: “Celebrare con un’unica festa tutti i santi, specialmente le persone buone che abbiamo conosciuto in vita e che fanno parte di questa schiera, credo che richieda il rispetto di tutti, anche quello di chi non crede (fuso insieme), senza lasciare nessuno spazio al discernimento ed a una sana critica.”, perché mi appare come contradditorio.
Grazie. Josetta Saffirio
La festa di tutti i santi celebra anche coloro che abbiamo conosciuto in vita e sono alla presenza di Dio. Il rispetto a tale festa è dovuto in coscienza, per il rispetto che si deve non solo a loro, ma a tutti, per il solo fatto che considerano questa festa una comunione tra cielo e terra. Per questo non si dovrebbe ridicolizzare tale solennità, almeno per umana tolleranza