Nella memoria liturgica di Santa Marta e dei suoi fratelli, – la famiglia di Betania, amici di Gesù e dei suoi discepoli – ecco un passo dagli scritti di frère Charles: buona lettura!

Non temiamo di avere sante amicizie, poiché Nostro Signore ce ne dona così formalmente l’esempio… Senza dubbio dobbiamo amare tutti gli uomini dello stesso amore a causa di questo amore che dobbiamo a ciascuno come una delle membra di Gesù… Membra di Gesù! …[…]. Distinguiamo tra l’amore valutativo e l’amore intensivo.

Valutativamente, amiamo tutti gli uomini ugualmente, a causa primariamente della dignità uguale e trascendente che hanno tutti come membra di Gesù, secondariamente, dell’impossibilità in cui siamo di conoscere con certezza il bene che è in ciascuno.

Intensivamente, amiamo di più quelli che conosciamo («Come amare Dio che non si conosce, se non si amano gli uomini che si conoscono?») e nei quali vediamo qualche cosa delle bellezze divine, nei quali intravediamo un riflesso della bontà, della giustizia, della santità di Dio, sull’esempio di Gesù che amava di un’amicizia particolare, Giovanni, Maddalena, Marta, Lazzaro… Nostro Signore, che godeva costantemente della visione beatifica, non poteva affliggersi, piangere, a meno di un permesso particolare, di una volizione particolare della volontà divina, poiché la tristezza, le lacrime non appartenevano al suo stato d’animo, allo stato di unione perfetta con Dio in cui fu necessariamente sempre: l’afflizione, le lacrime non potevano trovarsi in Gesù se non per un miracolo spirituale. Nostro Signore ha fatto questo miracolo per noi, per mostrarci il suo amore per gli uomini, e per insegnarci che non bisogna temere di versare lacrime sui dolori umani, sulle morti dei genitori, degli amici; le lacrime, la compassione, il dolore in certe circostanze, sono un effetto necessario dell’amore fintantoché si è nello stato di passibilità.

Quasi tutti gli uomini sono in questo stato: occorre un miracolo spirituale, bisogna essere elevati soprannaturalmente da Dio, allo stato di unione, per trovarsi, come gli angeli, nello stato di impassibilità… Addirittura questo stato non è mai assolutamente permanente per i mortali. Eccetto il caso eccessivamente raro in cui un’anima si trova attualmente elevata da Dio allo stato di unione, e nello stesso tempo all’impassibilità che ne fa naturalmente parte, la passibilità fa necessariamente parte della natura umana, e di conseguenza il dolore di veder soffrire l’essere amato, di perderlo, di vederlo ammalato, di vederlo cattivo, ingrato, indifferente accompagna necessariamente l’amore; nello stato di passibilità che è lo stato ordinario dei mortali, il dolore accompagna necessariamente l’amore in molti casi; Nostro Signore ha fatto un miracolo spirituale per approvare questo dolore, queste lacrime dell’uomo passibile che ama. Ha voluto versare lacrime (benché esse non appartenessero al suo stato d’animo e abbia dovuto fare per questo un miracolo spirituale) per approvare, incoraggiare il dolore e le lacrime che accompagnano necessariamente l’amore negli uomini passibili1.

1 Stabilirci nell’amore di Dio…”. Meditazioni sul vangelo di Giovanni, ed. A. Fraccaro, Glossa, Milano 2009, 123-127. 

Cristo nella casa di Marta e Maria. Jan Vermeer (1654-55)